BARI – Nel post gara della partita dal Bari per contro il Mantova, Moreno Longo ha tenuto la sua conferenza stampa per analizzare a caldo il risultato finale di 2-0.
«L’avevamo preparata in questa maniera – ha esordito l’allenatore del Bari – volevamo andare a soffocare l’inizio dell’azione avversaria in modo da cercare di far arrivare agli attaccanti del Mantova delle palla il più sporche possibili e devo dire che ci siamo riusciti molto bene. In difesa abbiamo fatto un’ottima partita, caratterizzata da grande attenzione e soprattutto da grande coraggio. Quando ti disponi così alto, accetti di difendere in campo aperto contro una squadra del genere, sapendo che, sbagliando la pressione, loro sarebbero venire fuori. Ci vuole personalità e i ragazzi l’hanno avuta. Mi è piaciuto molto che a fine primo tempo siano stati loro a chiedermi di non abbassarsi, ma di continuare a stare alti e questo è stato un bel messaggio da parte della squadra».
Il mister dei biancorossi ha parlato della gestione dei cartellini da parte dell’arbitro: «Siamo stati un po’ penalizzati da quelle due ammonizioni nel primo tempo in difesa, soprattutto quella di Vicari. In occasione di quest’ultimo giallo, secondo me il fallo era quasi contrario. La loro espulsione? Questi sono rossi che derivano da situazioni di gioco e non da proteste o da reazioni. Proprio a causa di questa nostra ricerca del gioco in avanti e del rubare il tempo all’avversario, l’avversario è obbligato a cercare di fermarti in tutti i modi».
Il 48enne piemontese è certamente felice di aver sfruttato a dovere le palle inattive, cosa che in passato aveva invece penalizzato la sua compagine: «Ci abbiamo lavorato tanto e può darsi che le si sviluppi anche a favore. Ci hanno portato un doppio vantaggio e questo fa parte degli episodi che possono accadere in una gara, ma meritavamo di andare in gol prima, già su azione. Un po’ per imprecisione ed anche per bravura dell’avversario, il gol non è però arrivato».
A chi gli ha chiesto più specificamente dell’atteggiamento aggressivo dei suoi ragazzi, l’ex Como ha così spiegato: «Le partite sono diverse una dall’altra e può capitare che si facciano scelte diverse in partite differenti, ma in linea di massima abbiamo trovato un equilibrio. Il gioco del Bari l’avete ormai visto! Ci piace fare un calcio aggressivo, propositivo, cercando di subire il meno possibile. In campo ci sono però anche gli avversari che vogliono fare la stessa cosa quindi è sempre importante chi faccia meglio le proprie cose. Nella gara, poi, ci sono sempre delle partite nelle partite e a volte le energie ti portano a dover rifiatare qualche minuto. Sappiamo però che, quando non abbiamo i tempi corretti o non abbiamo le distanze giuste, siamo poi costretti a lavorare con un blocco più basso per poter recuperare e riorganizzarci».
Quanto ai cambi: «Vicari è uscito perché era diffidato e perché avrebbe giocato il secondo tempo fuori ruolo. Ho infatti spostato Mantovani al centro e Vicari a braccetto. Questo spostamento aveva bisogno di trovare le dinamiche giuste perché non è facile essere abituati ad essere centrale e poi spostarsi lateralmente. Allora ho deciso di inserire Obaretin che è più avvezzo a quel ruolo. Una volta ritrovate le misure, la squadra ha ritrovato coraggio e si è alzata. Falletti? E’ uscito per crampi. Lasagna? E’ uscito perché aveva un problema alla schiena. Tutti sono però recuperabili».
Il tecnico dei galletti si è congedato con un’ultima riflessione sull’atteggiamento della panchina durante il match e di chi è subentrato in campo a partita in corso: «Indipendentemente da chi giochi, sappiamo quanto sia importante chi non gioca. Durante la settimana alleniamo indistintamente tutti perché, quando poi capita di dover entrare o di dover giocare, devi saper svolgere quelli che sono i compiti tattici di chi stava in campo. Quello che stiamo cercando di creare in questa squadra è un’anima che dovrà poi diventare una forza per noi. Parliamo sempre giustamente di numeri di tecnica di tattica, ma questa è una squadra che ha cambiato 15 giocatori, cinque dei quali sono arrivati solo pochi giorni fa. Chi ha fatto calcio sa che nello spogliatoio ci sono relazioni, equilibri e rapporti e noi in questo stiamo crescendo giorno dopo giorno. Sono contento per quelli che sono subentrati, ma anche per chi non è entrato perché ho visto giocatori partecipare dalla panchina con un’enfasi, una passione che mi fa ben sperare. Se dovessimo riuscire a creare questo tipo di anima nello spogliatoio, secondo me si potrebbe fare un bel passo avanti».
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