A promozione in B ormai centrata, il presidente del Bari è stato intervistato dal direttore del Corriere dello Sport-Stadio.
Queste le battute di Luigi De Laurentiis rilasciate a Ivan Zazzaroni e riportate sul sito internet ufficiale del club: «Il campionato di C è molto difficile, ma finalmente ce l’abbiamo fatta. Sono arrivato a Bari all’improvviso e siamo partiti da zero, mancava davvero tutto; dopo quattro anni posso dire che è stata una buona palestra, un super master. Se il mio primo approccio con il calcio, al Napoli, riguardava la parte creativa, il merchandising, la comunicazione digitale, da Presidente devi avere una visione completa, compresa la parte tecnico-sportiva. Il calcio è capace di sfibrarti, di stressarti, ma anche di emozionarti; dopo quattro anni di trasferte, km, sfide, quando ora sento l’inno del Bari mi viene la pelle d’oca.
Dopo aver vinto il primo campionato di Serie D, il secondo anno abbiamo perso la finale playoff, il tutto ad un ritmo vorticoso, quasi senza il tempo di capire. Lo scorso anno è stato complicato, difficilissimo, anche dal punto di vista emotivo. Anche quest’anno, nonostante l’essere stati primi dalla quinta giornata, è stato molto intenso, perchè questo è un campionato dove puoi solo arrivare primo. Le scelte hanno pagato, dalla quella del Direttore Sportivo, dopo diverse interviste, alla scelta del Mister, alla costruzione di una squadra su misura per il tecnico, per il suo modo di giocare.
Adesso capiremo strategicamente come affrontare la Serie B, il DS è già al lavoro per implementare una base già potenzialmente pronta per la nuova categoria. Il budget sarà adeguato alla categoria, così come lo è stato in C, ma sempre nella giusta maniera, con i conti in ordine. La C è una categoria a perdere: solo per gli stipendi quest’anno siamo sui 10 milioni a fronte di un fatturato assai esiguo.
La multiproprietà? C’è un ricorso in atto, siamo in attesa di un risultato. Per noi, il fatto di avere una data entro cui vendere, rende il tutto molto difficile, vogliamo il tempo necessario anche per poter gestire questa squadra. Il calcio italiano ha grande attrattiva internazionale, difficile dire quello che potrà essere. In questo momento non mi farebbe piacere staccarmi dal Bari, non lo farei volentieri.
La Puglia è una grande regione, bellissima e la città di Bari mi ha sorpreso, in continua crescita. Siamo stati accolti benissimo, la piazza di Bari ha risposto in maniera eccezionale. In Serie D abbiamo avuto anche 20.000 spettatori; quest’anno la città e la passione è completamente esplosa. E’ ritornata un’emozione, una città che ha subito tante delusioni sta tornando. Al rientro da Latina eravamo in 2500 alle 2 di notte in Curva Nord, abbiamo cantato e ballato insieme. Mi hanno già chiesto la A, ma credo sia giusto goderci il momento, godiamoci la B. Non vendo fumo, sono abituato a procedere step by step, ad essere sempre molto onesto.
Contro il Palermo sarebbe bello arrivare a 30.000, sarà comunque una grande festa, con tanti momenti di spettacolo, musica, intrattenimento. Con i 24.332 dell’Andria abbiamo raggiunto l’ottavo posto nella classifica dei record di presenze stagionale in Italia, Serie A compresa ovvio. Vedremo di cosa sarà capace il tifoso del Bari.
Il primo intervento fatto sullo stadio è stato l’hospitality, per me era essenziale, per immagine, per gli sponsor. Il tutto grazie all’ottimo rapporto con il Sindaco De Caro e con l’Amministrazione comunale; e gli interventi stanno andando avanti. Il tutto finalizzato a migliorare l’esperienza dello show, pre, durante e post. Il potenziale di Bari è altissimo, con un bacino di utenza di 1 milione di tifosi, un bacino d’utenza davvero importante.
Il cinema rimane la mia passione, lo faccio da tutta la vita. Mio padre è un grande maestro, mi ha insegnato tanto, magari abbiamo un approccio generazionalmente diverso, uno stile diverso, ma sono due vie che funzionano entrambe. La nuova maglia? Sarà a polo, ma aspettiamo i primi di luglio per svelarla. Mi diverte da morire l’irriverenza di Ibra.
Cosa migliorerei del calcio odierno? Il calcio italiano dovrebbe puntare ad essere fruibile in tutto il mondo secondo le diverse esigenze; al momento questo manca, ci perdiamo moltissimo fatturato».
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