E’ subito entrato nel cuore dei tifosi del Bari per la sua dinamicità e per l’impegno che dimostra in campo. Per Theophilus Awua non è stato però facile vivere da ragazzo la propria terra. Una passione l’ha sempre accompagnato, il pallone. Il giocatore, arrivato in Puglia in prestito dalla Spezia, si racconta così sulle colonne del sito ufficiale della società: «Non andavo mai al fiume, l’acqua era troppo sporca; mio padre spesso mi veniva a prendere da scuola, ma io ero già in strada a giocare al pallone con gli amici, avevo sempre il pallone tra i piedi, ero bravo, mi divertivo tanto. Sono cresciuto con due sorelle e due fratelli, io sono il più piccolo, mi hanno sempre protetto. Un giorno un osservatore mi ha chiesto se volevo andare a fare un provino ad Abuja, per l’Accademia; ricordo che eravamo in 60 quella mattina. Di tutti quei ragazzi, ne hanno presi 15, io ero fra quelli, ho pensato “Ho avuto fortuna, tra 60 hanno scelto anche me”, ma mi sentivo forte. Sin da piccolo non ho voluto fare nient’altro che giocare a calcio, ho dedicato tutte le mie energie a questo sogno, per me il calcio è tutto. Ha cambiato in positivo la mia vita e quella della mia famiglia. Con loro mi sento molto spesso; mia mamma si preoccupa, mi chiede sempre come vanno le cose; sapere che sto bene la rende felice, ma è pur sempre una mamma, è apprensiva. I miei genitori non sono ancora venuti a trovarmi in Italia, ma spero di poterli portare a visitare tutto lo stivale, a partire da Milano, la mia città preferita, ma sto scoprendo Bari, ci sono posti incredibili. Non esco molto, dopo l’allenamento preferisco stare a casa. L’Africa mi manca, molto; la gente, la cultura, il cibo poi è buonissimo. In Italia mi piace la carbonara, ma quanto mi manca il sugo nigeriano; non è pesante, molto speziato, io lo adoro».
I suoi primi passi in Italia li ha mossi grazie all’essersi messo in evidenza tra le fila dell’Accademia di Abuja durante il Torneo di Viareggio. Fu acquistato dallo Spezia e poi girato in prestito all’Inter. «E’ stata una bella esperienza a Milano – ammette il centrocampista africano – abbiamo vinto il campionato. Avevo sempre giocato da mezz’ala, ma in nerazzurro mi hanno schierato da mediano e non è andata male. Non posso dire sia andata allo stesso modo alla Juve Stabia, solo due partite, poi non ho più giocato, il momento più difficile per me da quando sono in Italia. Come si affrontano quei momenti? Mi concentro sulle cose positive; il mio passato, tutto quello che è successo e che mi ha portato fino a qui, è la mia motivazione principale per uscire dai brutti momenti. Sono tornato allo Spezia nella seconda parte della stagione; poi a poche giornate dalla fine, in occasione della sfida interna contro la Pro Vercelli, mister Gallo mi disse di andare a scaldarmi perchè mi avrebbe fatto entrare. Non me lo aspettavo assolutamente, ero troppo felice; mi ha solo detto di fare quanto provato in allenamento e il caso ha voluto che, su una situazione già provata in settimana, mi ritrovassi in condizione di poter segnare, su una ripartenza, a tutta velocità; non ho parole per descrivere quei momenti. Ricordo che Gilardino dopo la partita si è complimentato con me, mi ha spronato a continuare a lavorare, a non perdere la testa. A Rende poi ho trovato un ambiente perfetto per crescere, dal mister alla città; mi hanno aiutato a ritrovare autostima».
Quanto al suo carattere e al suo impatto con Bari, il 21enne nigeriano si lascia andare con piacere anche alle emozioni: «Tutti mi dicono che parlo poco, ma è il mio carattere; in campo so bene che devo dare tutto. Non posso descrivere le mie emozioni per l’affetto che la città di Bari mi sta regalando dal primo momento che sono arrivato; sono molto contento e ancor più motivato. Non me lo aspettavo davvero; so che nel calcio tutto dipende da quello che fai e da come lo fai quando scendi in campo. Io cerco sempre di dare il massimo, ma, ad essere sinceri, alla prima al ‘San Nicola’, avevo un pò di timore, tutta quella gente sugli spalti; dopo il fischio d’inizio tutto è diventato normale. Io credo che velocità e aggressività siano le doti che mi hanno permesso di arrivare fino a questo punto, ma so bene che devo migliorare in tutto, soprattutto nelle conclusioni a rete, nel tiro. Il mio sogno? Credo sia comune a tutti i giovani calciatori, giocare in Serie A, magari in Champions e vincere un titolo importante; ma cominciamo a pensare a far bene qui, pensiamo a festeggiare al ‘San Nicola’, sarebbe bellissimo».
Lascia un commento