Stadio, polemiche e dibattiti. Ma il ‘San Nicola’ non può più attendere: si trovi un punto d’incontro

Da gioiello di Italia '90 a struttura fatiscente con futuro incerto. Serve una svolta


Tutto ruota intorno al ‘San Nicola’. Quello dello stadio è un tema che a periodi (e sin dai tempi dei Matarrese) è stato riproposto nel capoluogo pugliese. Lo scopo, naturalmente, è sempre stato quello di avviare politiche che in qualche modo potessero riqualificarlo assieme alla zona circostante e permettere alla stessa struttura di essere al passo coi tempi moderni.

Tuttavia, nulla di concreto sin ora c’è mai stato. L’Astronave di Renzo Piano è ancora oggi una cattedrale nel deserto, in attesa di una nuova vita. Vorrebbe dargliela il presidente Giancaspro: è ormai di dominio pubblico lo studio di fattibilità che prevederebbe cambiamenti significativi, sulla lunghezza d’onda del piano di restyling datato 2005. Museo con visite guidate, centro sportivo, centro medico, eliminazione pista d’atletica, riduzione capienza e spalti vicini al terreno di gioco. Ma nonostante i buoni propositi restano le distanze con il Comune, che vorrebbe ulteriori certezze e documenti. E non sono mancate neppure polemiche, più o meno feroci, sull’argomento. Tra pareri contrari di consiglieri e somiglianze con progetti passati (vedi Sant’Elia di Cagliari) gli spunti di riflessione non mancano. Mai prima d’ora la faccenda aveva scatenato lunghi dibattiti persino tra i tifosi.

Premessa importante: è giusto che ognuno tuteli i suoi interessi, cosi come è doveroso che le leggi vengano rispettate e che ogni eventuale step venga eseguito rispettando tutti i dettagli. Non è nostro compito entrare ulteriormente nel merito, essendo questa una testata che si occupa di calcio. Ma in tutto ciò emerge un’incontrovertibile certezza: il ‘San Nicola’ non può più attendere, non si può più andare avanti cosi, non certamente a suon di proroghe e convenzioni. Lo stadio cosi com’è non va più bene da tempo. C’è da rimettere in piedi una struttura decadente (ad esempio i petali scoperti) e riqualificare una zona che in assenza di eventi sportivi è la terra di nessuno, isolata e tristemente nota alle cronache nazionali per vicende poco edificanti. A lungo andare – e se nel frattempo nessuno interviene – la situazione non potrà che peggiorare. Senza contare i problemi legati alla visione del match in alcuni punti dell’impianto, alla dispersività o al maltempo. Importanti, poi, anche gli oneri di natura economica. Per uno stadio fin troppo grande per le esigenze di un club come il Bari.

Inutile, a nostro avviso, fare muro contro muro e persistere in fasi di stallo. Sarebbe auspicabile il raggiungimento di un’intesa tra Comune e società, venendosi incontro: ne gioverebbero tutti. Si spazzerebbero via un po’ di pessimismo generale ed altri scenari drastici, come quelli che potrebbero condurre alla costruzione di un terzo impianto, ma in un’altra città. Far rimanere il capoluogo pugliese senza calcio (con due stadi inutilizzati!) sarebbe paradossale e tutti, ma proprio tutti, ne uscirebbero sconfitti. A Roma sponda giallorossa dicevano #famostostadio, a Bari si potrebbe invece dire #facimstustadje. La sostanza non cambia: serve una svolta positiva, una volta per tutte ed al più presto.






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Collaboratore ed aspirante Pubblicista. Si occupa di qualsiasi argomento attinente al calcio di Bari e Provincia

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