Nel post gara della partita pareggiata per 1-1 dal Bari in casa del Cesena, Moreno Longo ha tenuto la sua conferenza stampa per analizzare a caldo il risultato finale.
«Mi dispiace commentare questa partita perché mi sembra stupido ripetere sempre la stessa cosa – ha esordito l’allenatore del Bari che poi ha aggiunto – naturalmente io sono sempre il primo a prendersi le responsabilità e non getterò mai la croce addosso a nessuno, però è inammissibile commettere ripetutamente per così tante volte l’errore di non giocare come si deve per raggiungere il 2-0 e di tenere la partita aperta, finendo per concedere l’episodio del pareggio. So che la squadra ce l’ha messa tutta e, analizzando a fondo la prestazione, ha fatto anche oggi una buona partita piena di impegno e volontà, ma io non sono più contento di questo perché sono troppi i punti lasciati per strada. Non basta più dire che giochiamo bene e che mettiamo sotto l’avversario. Dobbiamo crescere, e i miei ragazzi lo sanno, ma per diventare grandi credo sia arrivato il momento che ognuno si prenda le proprie responsabilità».
Il mister dei biancorossi ha poi spiegato ancora più nel dettaglio il pomeriggio vissuto al “Manuzzi”: «In queste partite bisogna osare, avere il coraggio di puntare l’uomo e questo oggi non l’abbiamo mai fatto. Bisogna andare a ricercare lo spunto per chiudere il match, assumendosi delle responsabilità negli ultimi 25 m. Non abbiamo mai calciato in porta con l’impeto e la cattiveria di volerla portare via e questo mi fa arrabbiare. Queste sono partite che devi vincere. Qui a Cesena abbiamo fatto la partita e ce la siamo giocata, come facciamo su ogni campo. Non andiamo in trasferta per difenderci e per sperare in una ripartenza. Poi però ci manca uno step e cioè quello di riuscire a portare a casa il risultato in ogni modo, anche con cattiveria agonistica, anche essendo sporchi e non belli. Se sospettassi che i ragazzi entrino in campo senza la voglia giusta, sarei il primo a bastonarli, ma non è così. Anzi il rammarico arriva proprio da questo. Credo invece che si tratti di un problema mentale».
Secondo il 48enne piemontese, uno dei problemi attuali del suo Bari è rappresentato dal guizzo risolutivo: «Lo spunto è determinato da due cose e cioè dalla personalità nell’atteggiamento di rischiare anche con la possibilità di sbagliare e dalla qualità. Quanto a questa seconda caratteristica, abbiamo pochi giocatori che hanno “la giocata”, tipo Dorval, Falletti, Sibilli. per il resto non abbiamo altri giocatori da uno contro uno che possono tirare e che hanno capacità balistiche. Cosa si può fare? Certamente non posso fare la campagna acquisti e allora non mi resta che puntare sul lavoro. Posso insistere a lavorare sulla testa dei ragazzi. Poi, se non dovessi riuscire ad entrarci, avrei sbagliato. Se fino ad oggi la squadra non ha tirato fuori ciò che chiedo, evidentemente non sono stato abbastanza convincente».
A chi gli ha chiesto dell’incapacità dei suoi uomini di capitalizzare a dovere la superiorità numerica, l’ex Como ha spiegato il suo pensiero a riguardo: «In superiorità numerica avremmo dovuto riempire l’area avversaria con più giocatori possibili. Quando siamo in 11 contro 11, riusciamo a farlo e mi fa rabbia non vedere lo stesso atteggiamento quando giochiamo in 11 contro 10. Vorrei che certe cose ci siano soprattutto nei momenti topici della partita. Oggi non mi è piaciuta la gestione. Andava bene muovere la palla con pazienza e con un buon palleggio, ma poi c’è bisogno anche di verticalizzare, andare dietro la linea e forzare per cercare il raddoppio». Il tecnico dei galletti si è congedato con un’ultima riflessione su Sibilli: «Cosa gli stia succedendo sta nella sua testa. Deve ritrovare sicurezza, perché le sue qualità le stiamo vedendo a sprazzi. A volte fa delle cose buone, altre volte meno. Deve ritrovare prima di tutto la sua serenità per potere esprimere il suo potenziale che quest’anno non si è visto, ma che l’anno scorso ha fatto la differenza».
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