BARI – Dopo un avvio davvero folgorante, il Bari sembra essere tornato un po’ sulla terra. Qualche pareggio di troppo ha rallentato la corsa stellare intrapresa inizialmente, ma uno dei suoi giocatori più rappresentativi non è preoccupato più di tanto. Mirco Antenucci è intervenuto in conferenza stampa ed ha iniziato il proprio dialogo con la stampa parlando proprio di questo tema: «E’ normale che fare risultato sia sempre bello, però c’è da far fronte ad un campionato difficile ed equilibrato e quindi non si può pensare di vincere sempre. Abbiamo fatto un inizio davvero incredibile e nella mia carriera non ricordo un avvio di torneo così importante da parte delle mie squadre. Ci può stare ora di pareggiare qualche partita e poi non dimentichiamoci che abbiamo perso solo una gara su 13 disputate».
I problemi maggiori si stanno però riscontrando paradossalmente al “San Nicola” dove l’apporto dei tifosi non manca di certo e dove si sono raccolti solo 1 vittoria, 4 pareggi ed 1 sconfitta. L’attaccante del Bari non può che prenderne atto: «I numeri dicono questo ed è chiaro che in casa dobbiamo cercare di fare più punti. Ogni volta assistiamo ad uno spettacolo da parte del pubblico che ci sostiene e questo ci impone a cercare di vincere di più tra le mura amiche».
Quanto alla serie B di quest’anno: «E’ un campionato molto equilibrato. Non so se in alto o in basso. Ci sono davvero delle buone squadre, guidate da buoni allenatori. Le aspettative di inizio anno sono state mantenute perché questo è un torneo bello, avvincente ed equilibrato. Secondo me sarà così fino alla fine»
Nella squadra sono stati assemblati sapientemente calciatori giovani e altri di maggiore esperienza come lui e Di Cesare. « Io e Valerio cerchiamo sempre di dare il 100% – ha confermato il 38enne molisano – sia dando l’esempio, che in campo attraverso le prestazioni. Sono contento di cosa stiamo facendo io e la squadra e penso che con il lavoro ci si possa togliere tutti delle belle soddisfazioni. La mia esperienza barese? In questi 4 anni sono successe tante cose. Quando sono arrivato qui, l’obiettivo minimo era quello di risalire in B e ci abbiamo messo 3 anni perché abbiamo avuto davvero tante difficoltà. Adesso è inutile guardare indietro, godiamoci questo campionato perché negli ultimi 3 anni abbiamo buttato giù tante cose».
Il numero #7 dei galletti è stato poi chiamato a dare un giudizio su alcuni suoi compagni: «Salcedo? Sono tanto contento che sabato scorso abbia fatto un eurogol e che si sia sbloccato perché ci può dare una grossa mano. E’ un ragazzo giovane e dipende tutto da lui. Botta? Lo conosco meglio perché siamo stati insieme l’anno scorso. Ruben è un ragazzo che ha delle qualità incredibili e mi ci trovo bene a giocarci insieme. Con le qualità è facile riuscire anche a dialogare. Sono convinto che da qui alla fine ci darà una grossa mano, anche perché nell’ultimo periodo l’ho visto meglio. Gli stranieri arrivati per ultimi come Zuzek e Salcedo? Ho avuto anche io un’esperienza all’estero, mi metto nei panni di questi ragazzi e capisco quanto non sia semplice andare a giocare in un altro paese. A prescindere dal diverso modo di giocare, bisogna confrontarsi anche col non conoscere nessuno e col fare un autentico cambio di vita. Non si può essere già pronti per fare tutto e subito. Si lasciano la famiglia e gli amici e quindi ci vuole del tempo per adattarsi. Credo che loro lo stiano facendo in maniera molto positiva e si stiano integrando benissimo nel gruppo sin dall’inizio. Ora stanno facendo bene e stanno capendo meglio la realtà del calcio italiano».
Un discorso a parte lo merita Cheddira: «Gli abbiamo fatto tutti un grandissimo In bocca al lupo perché la sua convocazione ai mondiali rappresenta una soddisfazione per lui, ma anche per noi perché abbiamo tutti partecipato, sia sul campo che emotivamente, a questo suo risultato. Siamo contenti per lui e spero che faccia bene. La sua assenza per qualche gara? Lì davanti siamo tanti e sono convinto che chi giocherà al suo posto farà lo stesso benissimo».
L’ex Spal ha anche avuto modo di spiegare l’evoluzione tattica che sta attraversando negli ultimi tempi: «Nell’ultimo periodo il mio modo di giocare è un po’ cambiato rispetto a prima quando fungevo più da finalizzatore. Adesso il mister mi chiede di essere un po’ più regista offensivo e di partecipo molto di più alla manovra, soprattutto nelle partite come quelle di domenica in cui gli avversari si chiudono e c’è più bisogno di andare indietro per prendere più palloni. Le statistiche dicono che, se io non gioco, il Bari non fa risultato? Sono discorsi che lasciano il tempo che trovano. I ragazzi sono tutti bravi ed è normale che ci siano periodi in cui riesci a fare più risultati e periodi in cui ci riesci di meno. Se mi sento ancora rigorista di questa squadra?
A Benevento sono entrato nella ripresa dopo aver passato un periodo in cui non ero stato benissimo e fisicamente avevo avuto dei problemi sui flessori. Walid mi ha chiesto di calciare il rigore, ma se in futuro ci sarà un rigore e ci sarà la necessità che lo tiri io, non mi tirerò indietro…».
La punta nata a Termoli ha continuato inevitabilmente il proprio intervento parlando della classifica cannonieri nella quale è tallonato da tanti altri bomber di razza: «Non guardo gli altri, ma penso solo a quello che posso fare io. Sugli altri non puoi avere potere di nulla, mentre sulla tua squadra si. Si cerca sempre di lavorare in maniera serena per migliorarsi. Sono al momento secondo nella classifica marcatori della storia del Bari? Mi fa molto piacere essere a soli 15 gol da Bretti per diventare il giocatore più prolifico della storia biancorossa, ma segnarne ancora così tante reti non è cosa da poco. Ci proveremo…».
L’ultima battuta ha riguardato il suo futuro: «Ora c’è bisogno solo di lavorare ed è inutile fare altri pensieri perché si rischia di spendere inutilmente solo delle energie. Devo cercare di continuare così e di fare ancora meglio. Ultimamente sto frequentando un corso on-line che hanno messo a disposizione per direttori sportivi e in questo momento mi piacerebbe imparare più cose possibili in ottica futura. Un conto è andare in campo ed un conto è essere dall’altra parte».
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