BARI – Nel post gara della gara tra Bari e Turris, valevole per l’ottava giornata di serie C e vinta dai galletti per 4-2, Michele Mignani ha tenuto la sua consueta conferenza stampa per analizzare a caldo il match.
«E’ stata una partita difficile – ha esordito l’allenatore del Bari – ma lo sapevamo perché probabilmente, tra le squadre che abbiamo incontrato fino ad oggi, la Turris è quella che riesce a fare più palleggio e che ti toglie più punti di riferimento. Abbiamo disputato anche un buon primo tempo, durante il quale abbiamo costruito senza concretizzare, mentre loro hanno invece concretizzato quasi tutto quello che hanno creato. Noi avremmo dovuto avere un pochino più di pazienza e meno ansia nel pensare di riconquistare la palla alta, cosa che siamo abituati spesso a fare, e quindi abbiamo concesso due o tre situazioni nelle quali loro sono stati bravissimi a farci male. Poi però la squadra ha iniziato la ripresa con lo spirito giusto ed ha avuto un’ottima reazione. Il gol all’inizio del secondo tempo, realizzato da un centrocampista che ha accompagnato l’azione, è stato il segnale del fatto che credevamo di poterla riprendere. Poi abbiamo fatto bene anche se dobbiamo ancora crescere sotto certi aspetti perché bisogna migliorare la gestione della palla in momenti in cui non si può andare verso la porta avversaria e leggere meglio queste situazioni. I ragazzi sono stati però molto bravi».
Il mister dei biancorossi ha poi spiegato un dettaglio tecnico importante: « Quando prepariamo le partite, cerchiamo di capire dove gli altri ci possono far male e dove noi possiamo fare male agli avversari. Sapevamo che loro ci avrebbero concesso degli spazi che avremmo dovuto provare a sfruttare al momento giusto e forse è proprio in questo che dobbiamo migliorare. Capire quando c’è da proporsi e quando è invece arrivato il momento di tenerla la palla. Sapevamo che avremmo dovuto coprire l’ampiezza o con Scavone o con D’Errico oppure, quando ci sarebbe stata la possibilità, anche con i terzini. Solo che, se ci fossimo andati con i terzini, ci saremmo poi dovuti preoccupare della porzione di campo che avrebbero lasciato scoperto. Questo lo sapevamo e c’è stato bisogna di farlo al tempo giusto. Altrimenti avremmo dovuto attendere, ricomporci e provare a conquistare la palla 20 m più in basso».
Il 49enne di Genova è orgoglioso che il pubblico si cominci a divertire: «Ho piacere che la gente apprezzi il nostro lavoro e che i ragazzi prendono coscienza di quello che stanno facendo. Domenica prossima c’è però un’altra partita difficilissima e noi dobbiamo azzerare tutto da martedì per proiettarci con anima e corpo alla prossima partita».
A chi gli ha chiesto del grande contributo che assicurano sempre i nuovi entrati durante la gara, l’ex Modena e Siena preferisce spende parole di elogio per i suoi ragazzi: «Tutto questo non è merito dell’allenatore, bensì dei ragazzi che vogliono entrare e dare un contributo ai compagni. Questo deve essere lo spirito giusto e poi, come sempre, c’è il dispiacere di quelli che non puoi far entrare o far giocare dall’inizio. Avere una rosa di questo genere ti mette nelle condizioni di dover fare delle scelte e penalizzare qualcuno a discapito di un altro».
Quanto alle condizioni di Scavone: «Credo abbia avuto un problema alla caviglia. Io avevo paura fosse interessato il ginocchio, ma valuteremo comunque nei prossimi giorni».
Il ligure ha poi spiegato cosa ha detto ai suoi durante l’intervallo: «Ho detto loro di stare tranquilli e che nel calcio succede di andare sotto. Ho sottolineato che la partita era aperta e mi sono raccomandato di non regalare nemmeno un secondo della ripresa, per nervosismo o per ansia, e di giocarsela per poi tirare le somme solo alla fine della gara».
Il tecnico dei galletti si è congedato fornendo una spiegazione su alcune scelte di formazione prese oggi: «Ho preferito Pucino perché sapevo che ci avrebbero lasciato campo alle spalle e probabilmente, rispetto a Belli, lui in qualche situazione ha più precisione nel passaggio lungo per saltare il centrocampo ed innescare gli attaccanti. Mazzotta? Ricci aveva fatto benissimo, però sapevo che c’era tanto campo da coprire e volevo anche ridare la possibilità a Mazzotta di sentire il terreno di gioco. Sapevo però che, chiunque avrei fatto giocare, tutti avrebbero fatto il proprio compito molto bene».
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