BARI – «Ringrazio il presidente e il direttore per avermi dato questa ulteriore opportunità e per le parole che il secondo ha detto su di me, soprattutto a livello umano». Queste le parole con le quali Valerio Di Cesare ha aperto la conferenza stampa tenutasi nel primo pomeriggio di oggi allo stadio “San Nicola”, dopo solo qualche giorno il suo rinnovo di contratto per un’altra stagione.
Il difensore del Bari ha spiegato innanzitutto il perché della sua scelta di rimanere nel capoluogo pugliese: «Sei anni fa ho fatto una scelta precisa e sono venuto qua con l’obiettivo di vincere. Poi sono andato via, ma sono ritornato e purtroppo in questi due anni non ci siamo riusciti. Questa è una cosa che fa male e che dispiace. Per carattere mi sono andata a cercare sempre le sfide più difficile e più emozionanti e, quando sono sceso in serie D sapevo che non sarebbe stato semplice. Sinceramente non pensavo così tanto, visto che al momento di accettare il trasferimento, il mio sogno e il mio obiettivo erano quelli di stare in Serie A entro tre anni. Dopo due anni, invece, ci ritroviamo purtroppo ancora in Lega Pro! Col direttore ho avuto un colloquio 20 giorni fa e ci siamo parlati per 10 minuti. Lui mi ha espresso quello che voleva, io gli ho espresso il mio pensiero e ci siamo trovati subito. Ho 38 anni, però penso di avere dimostrato sul campo di stare bene. Sarà poi il mister a scegliere se dovrò giocare una, dieci o quindici partite, non sarà un problema. Ripetiamo sempre le stesse cose, che sembrano chiacchiere, però quest’anno bisogna arrivare all’obiettivo e questo vale per me e per tutti. Dovremo tutti fare il tifo a prescindere dal minutaggio del nostro impiego perché quest’anno non si può assolutamente sbagliare».
L’ex Parma ha quindi parlato del recente passato: «In questi sei anni sono venuto a parlare con voi giornalisti esprimendo sempre il mio pensiero, senza un copione prestabilito, talvolta andando forse anche oltre le righe. Mi sono esposto tante volte e l’ho fatto sempre per il bene del Bari. Poi posso aver sbagliato i modi e questo ci può stare. La stagione scorsa? I fatti hanno parlato e hanno evidenziato che, tolti i primi sei mesi nei quali non abbiamo fatto così male, abbiamo totalmente fallito in campo. A livello individuale non abbiamo espresso le nostre qualità al 100%, sbagliando in fase difensiva e offensiva e mancando nella compattezza di squadra. Ognuno dovrebbe farsi un esame di coscienza. C’è quindi poco da parlare, anche se vorrei smentire categoricamente tutte quelle voci che dicevano di spaccature nello spogliatoio e di un problema “senatori”. Non posso parlare per tutti, ma vi posso assicurare che tutto ciò non c’è assolutamente mai stato. Non bisogna però più commettere gli errori passati. Li abbiamo fatti e vanno cancellati, ma non dimenticati. Penso che da un fallimento si possa anche imparare e noi dobbiamo farlo, ma dobbiamo anche guardare al futuro con positività. Adesso c’è un nuovo allenatore quindi dobbiamo sbrigarci ad assimilare subito i suoi concetti e non possiamo assolutamente perdere tempo perché sappiamo tutti quanti quello che ci aspetterà quest’anno e dove andremo a giocare».
Il capitano biancorosso ha tenuto a chiarire alcuni punti sul suo rapporto con i tifosi: «Quando c’è stavo da parlare fuori con i tifosi, anche quando la polizia me lo sconsigliasse, l’ho fatto senza problemi. Quando qualcuno mi chiede qualcosa, io rispondo, ma offese personali non ne ho mai ricevute. Quando sono venuti sotto casa mia? Quell’episodio mi ha dato particolarmente fastidio perché non ero a casa e ho una famiglia con due bambini che non vanno assolutamente e minimamente mai toccati o spaventati. Accetto tutto quanto e preferisco che, se qualcuno mi deve dire qualcosa, venga allo stadio, non a casa. A livello tecnico mi si può dire qualsiasi cosa, che sono scarso, vecchio e che non ce la faccio più, del resto ognuno è libero di esprimere la propria opinione, ma a livello umano penso che mi si possa dir poco. Da Bari ho ricevuto tanto, ma penso di aver anche dato altrettanto. L’ho dimostrato con i fatti e non con le chiacchiere. Non mi piace andare sui social e mettere foto nella quali bacio la maglia o cose del genere. Quando sono venuto qui, il mio obiettivo non era quello di diventare l’idolo dei tifosi o dei giornalisti. Non vivo di questo e non posso piacere a tutti. Io volevo solo vincere e mi dispiace purtroppo di non essere ancora riuscito a farlo».
Il numero #6 dei galletti ha quindi toccato il così tanto inflazionato discorso della presunta “pressione” che sembrerebbe esserci nella piazza di Bari: «Da quando sono qua non ho mai parlato di pressione e non ho mai imputato ad essa il non aver centrato un obiettivo. Mi dà quindi fastidio si dica il contrario. Se qualche mio ex compagno ha parlato di pressione, non posso prendermi la responsabilità di tali loro dichiarazioni. Rispondo di quello che è il mio pensiero ed io penso che, quando si sceglie di venire a Bari, si è consapevoli di ciò che ci aspetta e che ci sia l’obbligo di vincere. E’ quindi normale avere pressioni. Negli ultimi tempi, d’altro canto, è quasi un anno e mezzo che i tifosi non sono presenti allo stadio e quindi che pressioni volete che ci siano! Se abbiamo fallito e per altri motivi e non per la pressione. Se un giocatore non vuole pressione, non deve giocare a calcio o deve scegliere altri ambienti».
Capitolo Mignani: «Il mister mi ha fatto veramente un’ottima impressione e, non appena ci siamo ritrovati due giorni fa, ci ha parlato subito e ci ha detto quello che lui vuole. E’ normale che poi parleremo in maniera più approfondita durante il ritiro. La difesa a quattro? Certamente cambia tanto rispetto ad una difesa a tre. Il gruppo? Secondo me arriveranno certamente dei giocatori nuovi, anche nel reparto difensivo, e quindi non so se saremo quelli di oggi. E’ ancora presto per esprimersi. Qualcuno dei miei compagni della scorsa stagione avrebbe avuto da ridire su di me e su Mirco Antenucci? Mi sembra strano e resto basito di questo. Mi dispiacerebbe se questo sia davvero accaduto…!».
Il 38enne romano ha concluso il suo intervento parlando dell’ipotesi di un futuro da dirigente nel club o da allenatore delle giovanili biancorosse: «Una mezza idea ci sarebbe, ma sinceramente non ci stiamo pensando. Poi vedremo anche perché, quando ho scelto Bari l’ho fatto perché volevo finire qui. Io già so quello che vorrei fare una volta smesso di giocare. Vediamo quello che succederà quest’anno anche perché ho 38 anni e vivo alla giornata, come ha detto pure il grande Chiellini!».
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