Nell’ultima conferenza stampa stagionale, in vista della finale dei play off contro la Reggio Audace, Vincenzo Vivarini non sta nella pelle. Queste le prime parole dell’allenatore del Bari: «E’arrivato il momento della finale, la partita che volevamo! Le finali si giocano al massimo, con coraggio e con tutte le forze che si hanno. Le semifinali si gestiscono, col fine di arrivare all’ultima partita. Ci siamo preparati a questa gara per tutto l’anno sotto il profilo mentale, tattico e fisico. La lunghissima sosta ci ha fatto perdere i movimenti, la sincronia, l’intesa tra i reparti e l’organizzazione di squadra, ma stiamo sopperendo alla grande con le individualità. Va dato grande merito a tutti questi giocatori per aver dimostrato di avere dei valori di altissimo livello, sia come uomini che come calciatori. Andiamo a giocarcela, con grande rispetto dell’avversario, ma con il massimo della forza, dell’esuberanza e del coraggio, cercando di dare il massimo e il meglio di noi stessi. Nell’allenamento di ieri non si sentiva una parola in campo perché erano tutti con la testa sulla partita dell’anno. Giocheremo senza speculare e senza fare troppi calcoli. Nessuno si tirerà indietro!».
Nel video diffuso dal club sui propri canali ufficiali, il tecnico abruzzese ha quindi raccontato quanto accaduto contro la Carrarese: «In semifinale abbiamo gestito ogni centesimo delle forze che avevamo e la squadra ha risposto ad alto livello. Abbiamo fatto una buona prestazione e dimostrato un buon gioco. Abbiamo creato un sacco di occasioni, meritando alla fine il passaggio del turno. Bisogna anche fare i complimenti alla Carrarese che, come tutte le squadre che abbiamo affrontato in questa stagione, ha fornito una prestazione di altissimo livello, facendoci soffrire. Ora dobbiamo però pensare alla prossima soddisfazione da toglierci. Il pubblico? Se lo avessimo potuto avere, mi sarebbe veramente dispiaciuto non giocare la finale qui. La spinta dei nostri tifosi ci avrebbe portato certamente alla vittoria. Sarebbe stato qualcosa davvero di entusiasmante e sarebbe stata tutt’altra storia».
Il prossimo avversario è davvero temibile e il 53enne di Ari lo ha studiato a fondo: «La Reggiana ha calciatori con le caratteristiche giuste per fare il gioco che propongono. Non basta a volte prendere giocatori di alto livello se poi non si ha un progetto tattico ben preciso. Noi abbiamo però a disposizione le nostre armi per poter disputare una partita sopra le righe. Alvini? E’ un amico e devo fargli i complimenti. Lo conosco bene e lo stimo tanto perché è riuscito a creare un meccanismo importante di squadra. Ha avuto il tempo e la capacità di coniugare le caratteristiche dei suoi uomini al suo progetto di gioco che rappresenta un modo efficace di organizzazione di squadra. Ha grandi individualità come gli attaccanti che sono molto validi. Sotto l’aspetto tattico sarà un match da studiare e noi ci stiamo dando sotto per approfondire le situazioni che potrebbero verificarsi in campo. In tal modo miriamo a dare maggiori sicurezze alla squadra. Sentiamo il peso della responsabilità e l’entusiasmo della gente. Faccio fatica ad andare in giro perché sono tutti presi da questo obiettivo».
In chiusura il mister dei galletti ha raccontato quest’esperienza professionale barese, partita con l’esonero di Cornacchini: «In questa stagione è stata la prima volta in carriera ad essere subentrato ad un altro allenatore e ho avuto delle difficoltà legate proprio al fatto che le caratteristiche individuali dei giocatori che ho ereditato non erano giuste per le idee che ho in testa. Ho dovuto lavorare molto su questo aspetto e sul dare una logica e un certo equilibrio in campo alla formazione. E’ mancato purtroppo ciò che a me più piace e cioè l’esuberanza e la voglia di giocare in modo offensivo. E’ la mia caratteristica da quando alleno. Ad Empoli, ad esempio, sono riuscito a fare ciò che volevo io è la squadra ha vinto facilmente il campionato. Qui a Bari ho invece dovuto lavorare per speculare su ogni singolo giocatore. Un lavoro sempre affascinante».
Lascia un commento