BARI – La cura Vivarini sta davvero dando i suoi frutti. Da quando il tecnico abruzzese è sulla panchina del Bari, la squadra ha avuto un rendimento decisamente migliore rispetto a quando la gestione tecnica era in mano al predecessore Giovanni Cornacchini.
SERIE POSITIVA, SOPRATTUTTO IN CASA – Dopo la sconfitta di Francavilla contro la Virtus di circa un mese fa, i galletti hanno guadagnato la bellezza di 15 punti in 7 partite, frutto di ben 4 vittorie e 3 pareggi. Numeri importanti se si confronta questo bottino con quello maturato nelle prime 5 giornate, quando i pugliesi hanno totalizzato 7 punti, figli di 2 vittorie, 2 sconfitte ed un pareggio. In questo ultimo mese Di Cesare e compagni non hanno mai perso e soprattutto hanno cominciato a vincere in casa. E’ noto che per aggiudicarsi i campionati c’è bisogno di capitalizzare al massimo le gare interne e i galletti stanno cominciando davvero a farlo nel migliore dei modi. Se inizialmente il “San Nicola” non è sembrato un fortino dove non lasciare scampo a chicchessia (alla 2a giornata la Viterbese è addirittura venuta a dettar legge imponendosi per 3-1), ora il campo barese sembra essere diventato difficile per chiunque. Solo il Monopoli non ci ha lasciato le penne pareggiando con merito per 1-1. Per il resto, sono invece cadute una dopo l’altra, la Cavese (4-0), la Ternana (2-0) ed il Catanzaro (2-0).
PORTA CHIUSA A CHIAVE – Un altro dato importante è costituito dai gol subiti. Nelle prime 5 giornate il Bari ha incassato 6 reti, mentre nelle ultime 7 gare sono stati solo 3 i gol al passivo (di cui 2 solo nella sfida di Avellino). Una porta che è inviolata in casa da 415′ e cioè dal gol su rigore realizzato da Jefferson al termine del primo tempo del match pareggiato 1-1 contro il Monopoli il 25 settembre scorso.
MODULO: 3-5-2, MA CON SVILUPPI FUTURI… – Mister Vivarini ha saggiamente deciso, al momento del suo approdo in riva all’Adriatico, di non stravolgere alcuni meccanismi che si erano consolidati nel corso della gestione precedente. Uno di questi era costituito dal modulo. Il 3-5-2 è sembrato sin da subito lo schieramento migliore per dare equilibrio ad una squadra che rischiava di farsi travolgere in velocità dagli avversari. I pugliesi hanno spesso sofferto in passato gli avversari rapidi e il “fare densità” al centro del reparto difensivo, ha aiutato a sopperire ad una certa “fisicità” dei propri difensori, molto ben strutturati, ma forse leggermente carenti dal punto di vista dell’agilità. A questo bisogna aggiungere che i due quinti di centrocampo consentono di proteggersi in fase difensiva con il loro arretramento in copertura sulle ali avversarie, ma assicurano al contempo anche una spinta non indifferente. Berra, ma soprattutto Costa, stanno assicurando continue incursioni sulle corsie esterne che sovente scardinano le difese avversarie aggirandole compiutamente e permettendo al Bari di elevare il proprio potenziale offensivo con cross e penetrazioni laterali. Armi in più quando certe compagini si arroccano dietro lasciando poco spazio nelle vie centrali. A Catania si è però visto un cenno di cambiamento. Una sorta di finestra verso il futuro. Nel finale di gara Vivarini ha inserito Floriano (che fino ad ora, per ammissione dello steso tecnico, ha avuto poco spazio anche per “colpa” del modulo) e i biancorosso si sono disposti disegnando un 4-3-1-2 caratterizzato da un trequartista alle spalle delle due punte. Che sia questa l’idea di calcio che ha in mente l’ex Ascoli? Che sia questo il Bari del futuro? Lo vedremo molto presto, ma intanto è fondamentale continuare su questa strada senza perdere colpi. Il mister continua a dire che in questo momento la classifica non conti e, a fine ottobre, l’affermazione è più che plausibile e condivisibile. Attenzione però a non perdere troppo terreno dalle battistrada. A meno di recuperi miracolosi, che non sempre è possibile mettere in atto, la storia ha insegnato che distacchi troppo corposi, difficilmente in primavera si riescono a colmare…
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