E il giorno tanto atteso arrivò. Il tempo delle chiacchiere, delle indiscrezioni e delle ipotesi è finito. Dentro o fuori: i soldi e le munizioni o ci sono oppure no. E nel secondo caso ci sarebbero altri cinque giorni di tempo per rimediare. Altrimenti sarà fallimento, il secondo nel giro di 4 anni. Con la sola differenza che questo, per il Bari, sarebbe un fallimento vero. Nudo e crudo, senza appello. Nessun mantenimento di categoria o lodo Petrucci: si ripartirebbe davvero dal basso.
E’ il giorno della famosa e temuta ricapitalizzazione. Pagati gli stipendi (oggi si saprà se in modo regolare o se si andrà incontro a penalizzazioni) e formalizzata l’iscrizione al campionato, serve ora arrivare ad immettere 4,6 milioni di euro totali per garantire vita nuova al club. In prima battuta sarà il presidente Giancaspro a dover intervenire: probabile che qualora trovasse in fondi cederebbe la totalità delle quote o gran parte di queste. Qualora non dovesse riuscirci potrebbe invece farsi largo Gianluca Paparesta, attuale socio di minoranza. Oppure altri ancora, in caso di nulla di fatto oggi (c’è tempo fino all’11 luglio, estrema deadline).
In questi 4 anni gli attuali soci del club hanno sicuramente provato a fare del loro meglio, anche se con risultati non del tutto soddisfacenti. Lavori che non sono stati aiutati dai risultati sportivi (due playoff e due campionati da metà classifica) e soprattutto aggravati da una serie di proclami mai mantenuti, progetti di scarsa credibilità e fantomatici investitori dal dubbio potenziale economico. Senza contare le questioni extracalcistiche. E’ giunto il tempo di dire basta a questo stillicidio: sei si dovrà andare avanti sarà meglio farlo con certezze vere (chiarezza, soldi, programmi, idee) e senza vivere alla giornata. Altrimenti così non ha più senso e la ‘cuccagna’ presto o tardi incrocerà la sua fine. Bari ha bisogno di gente di valore e solida, non di vivere di ricordi. E’ l’unico bene comune e merita rispetto.
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