Quasi come se fossimo degli ergastolani. Rabbia, frustrazione, impotenza: a Bari il sorriso non torna, se non in forma puramente passeggera. Per il settimo anno di fila la società biancorossa non riesce a tornare nella massima serie e deve fare i conti con una triste, costante e beffarda realtà. Lo stallo è perenne.
Mancava solo questa, ai galletti: uscire dai playoff disputando una sfida, quella contro il Cittadella, su un campo diverso rispetto a quello che sarebbe dovuto essere in principio. Il 2-2 fa tanto, troppo male: la penalizzazione ricevuta ha fatto pesare come un macigno le mancanze extra calcistiche. In caso contrario sarebbe stata semifinale. Le colpe societarie sono evidenti, di quelle della giustizia sportiva, per il resto, se ne è parlato abbastanza. Ma dall’ultima Serie A in poi di beffe ormai ci si vive e si spera di non morirne. Retrocessione, calcioscommesse, fallimento, promesse da marinaio e corsi su ricorsi. Ora viene da chiedersi: quale futuro ci sarà? La conferenza stampa di domenica scorsa potrebbe non risultare più cosi esauriente. Occorrerà ripetersi.
Ieri Latina e Novara, oggi Cittadella. Cosa dire su quanto accaduto campo? Il Bari è partito aggressivo, il gol di Galano pareva aver aperto scenari entusiasmanti. E invece, proprio sul più bello, la formazione guidata da Grosso è venuta meno sul piano della grinta e della personalità. Nemmeno il successivo gollonzo firmato da Nené e Brienza (con la complicità di Alfonso, portiere veneto) ha cambiato più di tanto l’inerzia della partita. Tanta voglia, poca sostanza, scarsa precisione. Soliti pregi, soliti difetti. Una fotografia fedele, insomma, di quella che è stata la stagione. Difficile alimentare sogni di gloria contro formazioni più quotate come Frosinone, Palermo o Venezia. Persino Brienza, spesso invidiabile nonostante i suoi anni, è sembrato l’ombra di se stesso. L’arbitraggio ed il clima sugli spalti, non indimenticabili, passano inevitabilmente in secondo piano. Preoccupano, e non poco, le parole rilasciate da Basha nel post-gara: e se qualcosa si fosse rotto? La società è finita al centro delle accuse.
Sarebbe un peccato, è evidente. La stagione nel suo insieme andrebbe giudicata positivamente. Grosso (che dovrebbe rivedere, e di molto, le sue strategie comunicative con la stampa) e Sogliano non potevano fare molto di più: alle prime armi nel calcio che conta il primo, potenziali plusvalenze ed affari senza petroldollari alle spalle il secondo. Aver ottenuto il sesto (pardon, settimo…) posto sul campo era nelle previsioni. Trattenere l’ossatura della squadra può essere importante: ma con chi, a quali condizioni? Parliamo di interrogativi da sciogliere al più presto.
Gli unici a salvare la faccia, in tutto e per tutto, sono come sempre i tifosi. Anche ieri tanti, come in tutte le trasferte dell’anno, in casa ed agli allenamenti. I loro sforzi e la loro passione non sono stati ancora una volta ripagati a dovere. Non molleranno mai anche se ora si fa davvero dura.
Il silenzio del San Nicola ha sempre risolto tutto…troppa fiducia è stata data a gente incompetente…
Un’agonia… Qualcuno ci liberi
E chi viene al posto di Giancaspro? Nemmeno i cinesi ci vogliono
il corteo storico di San Nicola è finito siamo una squadra di pellegrini di pelegrini
senza offendere i veri pelegrini
scusate la doppia ella mancante ( pellegrini )