Domani per il Bari sarà tempo di fare sul serio: partiranno ufficialmente i playoff. Ma il lavoro di mister Fabio Grosso, comunque vada, andrà considerato positivo. Parola di Simone Perrotta, ex compagno di squadra in nazionale, campione del mondo 2006 e, soprattutto, ex biancorosso. Nato ad Ashton nel 1977 ma di origini calabresi, l’ex centrocampista ha collezionato coi galletti 56 presenze ed 1 gol. La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistarlo dopo tanti anni.
La chiacchierata parte proprio da un giudizio espresso sull’attuale allenatore del Bari: “Posso giudicarlo dai risultati ottenuti, non dal lavoro quotidiano. Tuttavia si può dire che i risultati auspicati ad inizio stagione sono arrivati. Il suo bari gioca anche molto bene e per essere la prima esperienza coi grandi posso dire che ha svolto un lavoro molto soddisfacente. Fabio, per il resto, è una persona alla mano. Aldilà dello spogliatoio puoi passarci una serata in buona compagnia. Da calciatore aveva personalità e carattere, non si nascondeva quando c’era qualcosa da dire. Le sue qualità, poi, erano sotto gli occhi di tutti”.
Tutto può ancora succedere, a suo avviso, in questo finale di stagione: “I playoff sono sempre una lotteria. E’ difficile prevedere qualcosa, bisogna capire sempre come ci arrivi. I playoff stravolgono spesso le reali forze delle squadre, funzionano in modo diverso rispetto al campionato. Bisogna anche capire come ci si arriva. Il Frosinone, sulla carta più accreditato, è un incognita dal punto di vista mentale. Come ci arriva a questo appuntamento? Tutti, in questo momento, hanno la stessa possibilità di salire in A”.
Nei galletti c’è una vecchia conoscenza da avversario. Vale a dire l’esperto e sempreverde Brienza: “Non ci ho giocato insieme, ma negli anni ha dimostrato di avere una qualità superiore alla media. In B, poi, è senza dubbio un giocatore in grado di fare la differenza. Anche per lui l’età avanza, ma ha dimostrato con ottimi risultati di essere ancora sul pezzo”.
Positivi, se non determinanti, i suoi due anni nel capoluogo pugliese: “Sono arrivato a Bari nel 1999, ho fatto due anni. Il primo campionato è stato bello, positivo. Non male per essere la mia prima stagione in A da titolare. Venivo dalla Juventus di Lippi ed Ancelotti, avevo persino debuttato in Champions League. Ma a Bari conobbi il calcio dei grandi in maniera più costante. Per tutto il girone d’andata eravamo nelle prime sette posizioni, cullavamo la possibilità di andare in Coppa Uefa. Ma terminammo il campionato con una salvezza tranquilla. Fu invece diverso il secondo anno. Cambiarono dei giocatori e ne vennero altri. Retrocedemmo, ma personalmente trovai sbocchi di crescita. Dalla mia avevo l’età, ero molto giovane. E Bari già da allora era una città molto esigenze. Ho posto basi importanti per quella che poi è stata la mia carriera”.
Impossibile dimenticare il successo sull’Inter del 18 dicembre 1999. Quella gara rese famoso Cassano, che tuttavia mai avrebbe potuto siglare il 2-1 finale senza un cross chirurgico proprio di Perrotta: “Fu una serata particolare. Era l’ultima partita prima di natale, con lui in avanti c’era Ennynaya. Battemmo una corazzata come l’Inter. Se quella palla l’avessi passata e non lanciata…beh, forse la sua carriera avrebbe preso una parabola diversa! Scherzo ovviamente su questo aspetto con lui. Antonio aveva comunque qualità importanti. E lui spesso sostiene che il cross che gli feci quel giorno fu l’unico azzeccato (ride, ndr). Non so se poi abbia mai avuto concretamente la possibilità di tornare a Bari in tempi più recenti. Prima di quell’episodio di fine partita, comunque, avemmo diverse occasioni ma non riuscimmo a concretizzarle a dovere. Allo stadio si respirava entusiasmo, c’era clima natalizio. Sono giornate che ricordi per sempre perchè in queste piazze non capita spesso di vivere momenti così”.
Focus finale sul suo rapporto con Fascetti, tecnico dell’epoca i biancorosso, e sul momento della nazionale italiana: “Fascetti? Ho avuto dei contrasti con lui, inutile negarlo. Ma mi ha permesso di conoscere la Serie A e, alcuni suoi accorgimenti tattici, mi sono tornati utili nel prosieguo di carriera. Il mondiale del 2006? E’ un ricordo vivo ancora oggi, lo sento addosso. La mancata qualificazione in Russia sicuramente fa male, dovranno essere messe in campo una serie di riforme per far ripartire il sistema. I talenti, comunque ci sono. A livello di nazionali giovanili i risultati stanno arrivando. E penso che l’introduzione delle seconde squadre possa contribuire a dei miglioramenti importanti”.
Lascia un commento