Il Bari è da play off. Parola di Antonio Di Gennaro. Capitano dei biancorossi dal 1988 al 1991 con 64 presenze e 4 reti segnate, con in panchina Gaetano Salvemini, Di Gennaro è sempre pronto a parlare del Bari e di Bari, la città che insieme a Verona e Firenze gli è rimasta nel cuore. Proprio a Bari l’attuale commentatore di Mediaset Premium ha tra l’altro conosciuto sua moglie e messo su famiglia a dimostrazione del fatto che la sua permanenza nel capoluogo pugliese è stata indimenticabile sotto tutti gli aspetti: “Bari – dice Di Gennaro – come piazza è da Champions League. E non solo per lo stadio che tuttavia va ristrutturato ma proprio come passione sportiva di una tifoseria tra le prime in Italia e che per questo merita un palcoscenico importante”.
Già. Ma come si fa a salire la china? “Innanzitutto bisogna cambiare la mentalità e la cultura di fare calcio – dice l’ex capitano biancorosso – per questo necessitano i progetti senza i quali non si possono costruire le strutture”. La società barese si deve dunque fare carico di questa enorme responsabilità e prendere esempio non solo dalle grandi come la Juventus ma anche dalle piccole come il Frosinone. Sia la prima che la seconda – guarda caso – sono cresciute in maniera esponenziale dopo la costruzione del nuovo stadio. “A Bari – dice Di Gennaro – non ci sono neppure i campi di allenamento per far crescere le squadre minori. Senza vivaio non si va da nessuna parte – rimarca l’ex azzurro. Il presidente Giancaspro ha sicuramente delle ottime idee che devono tuttavia trovare immediato riscontro altrimenti la crescita del Bari e di Bari sarà sempre rinviata…”. Il vivaio – secondo Di Gennaro – è dunque la chiave di volta di tutto il sistema calcistico: “Bisogna lavorare soprattutto a livello tecnico – dice – la tecnica è fondamentale per la formazione di un calciatore. Come fai a giocare a calcio se non riesci a stoppare il pallone”?
Oggi vediamo tanti allenatori – anche quelli che vanno per la maggiore, ma non solo quelli – che insegnano ai propri giocatori a non sprecare mai il pallone neppure nei momenti di grande difficoltà della loro squadra. “L’azione offensiva nasce da quella difensiva – dice Di Gennaro – e in quest’ottica il possesso palla è imprescindibile”. Insomma, in Italia, dobbiamo lavorare molto a livello tecnico per risalire la china dopo il fallimento mondiale. “In questo senso Fabio Grosso è un tecnico emergente, capace, con idee chiare e che fa del possesso palla il suo credo calcistico – dice Di Gennaro – anche se la squadra biancorossa per la verità giocava meglio ad inizio di stagione con triangolazioni veloci e passaggi di prima”. Riusciremo a vedere quel Bari in questo scorcio finale di stagione? Di Gennaro non ha dubbi: “La squadra tornerà presto a vincere anche in casa e alla fine andrà agli spareggi, poi sarà quel che sarà…”
L’ULTIMA BANDIERA
La carriera di Antonio Di Gennaro è presto detta. Centrocampista con caratteristiche da regista e uomo squadra, esordisce a 18 anni con la Fiorentina dove milita dal 1976 al 1980. Ma qui è chiuso da un certo Antognoni per cui dopo stagioni difficili deve cercare gloria altrove. Nemo propheta in patria est e così Antonio approda a Verona. Dal 1981 al 1988 gli anni della sua consacrazione definitiva. Sulla panchina scaligera vi era un certo Osvaldo Bagnoli che avrà un importantissimo influsso sulla sua definitiva maturazione. Conquista lo storico scudetto con i veneti nella stagione 1984 – 85 laureandosi campione d’Italia il 12 maggio. Era il Verona dei vari Fanna, Tricella, Elkjaer, Galderisi. Bagnoli seppe dare alla squadra un gioco collettivo senza fronzoli. Tutti partecipavano alla manovra, come oggi, ma eravamo nel 1985. Indimenticabili le sgroppate di Fanna sulla fascia destra e gli inserimenti proprio di Di Gennaro al centro che nelle stagioni in Veneto segnò complessivamente 18 reti grazie ai varchi che gli creavano i compagni. Quindi arrivò la chiamata di Bearzot in nazionale che aveva bisogno di un uomo squadra, uno come lui, che oltre a lanciare le punte sapeva fare interdizione e andava anche in gol. Di Gennaro esordì con la maglia azzurra il 3 novembre 1984 a Losanna in occasione dell’amichevole Svizzera – Italia. L’Italia era campione del mondo e bisognava difendere il titolo in Messico nel 1986. Ma il Ct Bearzot vi arrivò con una squadra “vecchia” rinvigorita dai soli innesti di Di Gennaro e Galderisi. Non bastarono e fummo eliminati dalla Francia di Platini nei quarti di finale. In quella partita Di Gennaro nella ripresa lasciò il posto a Beppe Baresi che avrebbe dovuto francobollare – senza successo – il fuoriclasse francese. Nel 1988 l’Hellas cedette anche per problemi finanziari quella che i tifosi consideravano la loro bandiera e Di Gennaro passò al Bari che anche a quei tempi aveva grandi progetti e sogni nel cassetto legati al nuovo stadio. Portò tanto entusiasmo a Bari a tal punto che Salvemini gli dette la fascia da capitano. Il Bari salì ben presto in serie A grazie anche a Monelli, Scarafoni, Perrone e con Di Gennaro in cabina di regia. Nel 1991 l’approdo a Barletta: “un’altra esperienza molto importante” ricorda Di Gennaro che complessivamente ha giocato 342 gare tra serie A, B e C condite da 33 reti. In nazionale ha giocato invece 15 partite con 4 reti. Con il Bari nel 1990 vinse la Mitropa Cup, l’unico trofeo internazionale della società biancorossa. Dopo il calcio giocato, Antonio Di Gennaro è diventato commentatore televisivo dapprima con Sky Sport e poi con Mediaset Premium. Il resto è storia recente. L’ultimo suo commento – con Sandro Piccinini – nella vittoriosa trasferta della Juventus a Londra con il Tottenham che è valso ai bianconeri il passaggio ai quarti di finale con il Real Madrid. Che sfida sarà? “Nel calcio nulla è scontato – dice Di Gennaro – non è detto che debbano vincere sempre loro”. La chiacchierata ha anche toccato il delicato momento della nazionale italiana e della federazione: “Ho molta fiducia in Costacurta e Corradi – dice l’attuale commentatore tv – finalmente due uomini di calcio al potere”. Com’è noto Billy Costacurta e Bernardo Corradi sono i due nuovi subcommissari della Federazione che dovranno coadiuvare Roberto Fabbricini nell’operazione di rilancio del nostro calcio dopo il fallimento mondiale. E come Ct chi auspichi? “Ancelotti o Conte sarebbero il massimo – dice Di Gennaro. Con loro la risalita sarà meno impervia. Anche a livello federale serve una rifondazione seria sull’esempio di quanto hanno fatto Germania e Belgio dove la crescita della nazionale maggiore va di pari passo con quella del Paese dal punto di vista economico e delle infrastrutture. Se l’Italia si allinea in questo senso, non ci saranno problemi e torneremo ai vertici nel più breve tempo possibile – profetizza Di Gennaro che si augura di poter assistere ad un’altra rivoluzione dopo quella sacchiana. “Con la differenza – dice – che Sacchi la applicò grazie ai grandi campioni mentre oggi serve una rivoluzione che faccia breccia nel dna anche dei calciatori comuni di serie B o lega Pro oltre che in quello dei grandi campioni”. Infine un pronostico su campionato e Champions. “Il Napoli è in corsa – ammonisce Di Gennaro – e non ha impegni di coppa – anche se la rosa a disposizione di Sarri non è quella della Juventus. Sarà una battaglia fino all’ultimo ma la Juventus dovrà pensare anche al Real Madrid. Gli stimoli non mancheranno per far bene – dice Antonio – che non dà affatto per battute le italiane contro le spagnole. Il calcio è bello perché fa saltare tutti i pronostici……In bocca al lupo!”.
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