BARI – Prima conferenza stampa italiana per Djavan Anderson. Il giovane biancorosso classe 1995 inizia il suo discorso spiegando come si è concretizzato il suo approdo in Puglia: “Sto bene qui a Bari, sono contento. Ero arrivato qui in un momento per me difficile, inutile negarlo. Ironia della sorte avevo anche trascorso parte delle mie vacanze qui, in estate, quindi è arrivata la chiamata dei galletti. Il mio procuratore mi aveva informato di questa possibilità. Nella mia situazione non avevo scelta, sapevo cosa fare. Era importante arrivare, dopo il periodo di prova, anche alla firma dello stesso contratto”.
Sul futuro: “Ora voglio continuare a far bene, ragionare di partita in partita. Non mi interessano altre squadre, ora come ora. Il mio pensiero è sempre rivolto alla partita successiva da affrontare. Voglio e vogliamo sempre migliorarci. La partita di Avellino non sarà facile. Dio ha sempre il controllo di tutto, in questi casi. E si, sono credente. L’italiano? Me lo insegnano i miei compagni di squadra, è quasi impossibile parlare in inglese negli spogliatoi. Poi, chiaramente, ci sono le eccezioni come Henderson e Kozak. Loro lo sanno parlare bene”.
Idee chiare sui tifosi: “Ci sostengono in tanti ad ogni partita, per noi è importantissimo. C’è tanta differenza rispetto all’Olanda, da questo punto di vista. Sono calorosi. Le gare che affrontiamo sono importanti, il loro tifo è importante. Quando si vince sono sempre contenti, mi cercano spesso. La B? Ogni partita è difficile, sia che si giochi con la prima che con l’ultima in classifica. Altrove alcune avversarie sono più facili da affrontare rispetto ad altre. Sogni? Non ne faccio mai, preferisco costruirmeli poco alla volta”.
Aldilà del ruolo, che a suo dire conta relativamente, l’importante è dare il massimo in campo: “Non ho preferenze, punto a dare il cento per cento in qualsiasi posizione. Grosso, poi, è un tecnico preciso, non lascia nulla al caso. Cura ogni minimo dettaglio. Si può contare più in generale su una squadra compatta. Bari? Bella città, meglio però senza neve (ride, ndr)”.
L’età è sicuramente dalla sua parte. Ed è per questo che Anderson sogna di tornare ad indossare la maglia della nazionale olandese (è stato un Under 17 nel 2012) ed essere una speranza per il suo paese: “Si, ogni giocatore vorrebbe esserlo. A chi non piacerebbe difendere i colori del proprio paese? Perchè il numero 13? L’ho scelto su suggerimento del mio agente. Questo numero in Italia è sinonimo di fortuna. E nello spogliatoio ho legato con tutti”.
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