Negli anni ’80 il Bari fece spesso parlare di se nonostante militasse in serie C. Nel campionato 1983-84, quando al timone dei galletti era Vincenzo Matarrese, la compagine allenata da Bruno Bolchi eliminò in un doppio incontro di Coppa Italia la Juventus di Platini, arrendendosi poi all’Hellas Verona in semifinale. In un biennio, sempre con l’ex calciatore dell’Inter in panchina, De Trizio e compagni raggiunsero, dopo ben 15 anni la massima serie, il 16 Giugno 1985 al “Della Vittoria” sconfiggendo il Pescara.
Dopo un solo anno in questa categoria fu ancora cadetteria per riaffermarsi nel 1989, anno che coincise con il ritorno tra i grandi. Successivamente il 1990 fu una stagione molto ricca per la Bari calciofila: innanzitutto per la definitiva realizzazione dell’impianto sportivo ideato da Renzo Piano che ospitò il Mundial giocatosi in Italia, e anche per la conquista della Mitropa Cup, o coppa dell’Europa Centrale, unico trofeo di caratura internazionale nella bacheca barese. Dopo aver battuto il Genoa in finale infatti, grazie a una rete di Perrone, sotto il cielo barese il 21 Maggio 1990, i ragazzi di Salvemini videro avverarsi questo trionfo importantissimo.
La stagione seguente registrò il primo match di campionato nel “San Nicola”, in quell’occasione Scarafoni e compagni sconfissero il Torino per 2 a 1. L’acquisto dell’inglese Platt giunto dall’Aston Villa per 12 miliardi di lire e il genio del brasiliano Joao Paolo, infortunatosi gravemente nel corso del campionato, non bastarono per evitare la retrocessione in B.
Nuovamente fra i cadetti i biancorossi si affidarono a Lazzaroni, poi sostituito da Materazzi, in panchina e a Regalia in qualità di direttore generale. Il tutto portò al decimo posto i galletti che l’anno successivo rividero la A grazie alle prodezze di Protti e Tovalieri in attacco e a una difesa impenetrabile diretta da un barese verace come Lorenzo Amoruso.
In A con Materazzi in panca la compagine adriatica trovò una tranquilla salvezza in cui si mise in evidenza il “cobra” Sandro Tavolieri con 17 reti. Al bomber romano fece seguito “lo zar” Igor Protti, che nel 1995-96 realizzò ben 24 goal, score valido per aggiudicarsi la testa della classifica cannonieri a pari merito col laziale Signori. Nonostante questo il Bari arrivò ultimo alla fine del torneo scivolando in B.
Dopo un solo anno di “purgatorio” con alla guida Eugenio Fascetti ecco che Ingesson e compagni risalirono la china che li portò di nuovo nel calcio che conta. Questa volta il Bari vi rimase per ben 4 campionati fino al 2001 anno della retrocessione.
In questi anni giocatori come Zambrotta, Perrotta, Cassano, Mancini, Doll, Masinga, Guerrero spopolarono tra i tifosi baresi. In più molte furono le pedine giunte in riva all’Adriatico dalla lontana Scandinavia, come gli svedesi Ingesson, Andersson (Kenneth e Daniel), Allback e Osmanovski, i danesi Knudsen e Madsen, tutti portati alla corte di Fascetti dallo stesso Regalia.
Il nuovo millennio ha visto il Bari sprofondare in un baratro comprendente anche una retrocessione in C nel 2004 dopo aver perso gli spareggi contro il Venezia. Quindi il ritorno di Beppe Materazzi e l’era Conte per il ritorno in A nel 2009, passando dai 50 punti sotto la guida di Ventura per poi giungere alla stagione malandata del 2010. Il fallimento pilotato e la “meravigliosa stagione fallimentare” del 2014 hanno riportato il calore e la passione del pubblico barese dopo l’ennesimo crack. La presidenza di Gianluca Paparesta ed infine quella di Cosmo Antonio Giancaspro rappresentano le più recenti vicissitudini di un club nato esattamente 110 anni addietro.
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