A caccia dell’ennesimo rilancio, nella speranza che quest’ultimo cambio sia (finalmente) convincente. Quella del Monopoli è una panchina che scotta: dal ritorno dei biancoverdi tra i professionisti nessun tecnico è riuscito a concludere una stagione per intero. Sei cambi per cinque volti diversi. Sono quelli di Tangorra (2 volte), D’Adderio, Zanin, Bucaro e, adesso, Scienza.
SOSTA SPIETATA – Maledetta fu quella sosta. Fino al 28 ottobre scorso Monopoli era la favola del calcio meridionale di Serie C: continuità di risultati, difesa di ferro, centrocampo robusto, attacco cinico e spietato. Ingredienti che avevano permesso a Tangorra ed i suoi ragazzi di raccogliere applausi, consensi e – per tre giornate – anche la vetta solitaria della classifica. Solo una sconfitta rimediata in 11 giornate, contro il Catania ed a causa anche di un pizzico di sfortuna. Poi il buio, fino a giorni nostri.
LE CAUSE, SECONDO NOI, DEL CROLLO – Cosa è venuto meno in casa Monopoli e come spiegarsi questo crollo? Le cause sono molteplici. Una coperta corta prima di tutto: si è preferito fare affidamento quasi sempre sugli stessi interpreti, senza aver avuto il coraggio di variare. Magari fare spazio a qualche giocatore più fresco al posto di altri più esperti, non al top fisicamente. Il 3-5-2 adottato, spesso, è finito col risultare prevedibile. E qui, forse, risiede il limite più importante del gabbiano: ovvero l’incapacità nel riuscire a proporre soluzioni di gioco nuove e tali da sorprendere le antagoniste. Quando i giocatori più importanti vengono meno, in questi casi, diventa molto difficile ripetersi. Le prestazioni contro Trapani e Lecce hanno rappresentato un impeto d’orgoglio, ma a Cosenza si sono riviste le amnesie di Brindisi, Catanzaro e Bisceglie, così come la poca verve mostrata contro Rende e Juve Stabia. Più del ko del ‘San Vito-Marulla’, Tangorra ha pagato a caro prezzo i passi falsi con le altre avversarie ritenute alla portata. Nel mezzo non ha certamente agevolato la continua alternanza tra i pali tra Bifulco e Bardini, ma fa riflettere anche il secondo rosso rimediato da Scoppa in 5 gare. Ingenuità che soprattutto i più esperti dovrebbero evitare.
OPERAZIONE RISCATTO – Da cosa ripartire, dunque? La parola d’ordine è riscatto. Anche in questo periodo negativo, per grinta e giocate importanti, si sono ben distinti ad esempio giocatori come Sounas, Genchi e Bei. L’organico complessivamente resta, almeno sulla carta, più competitivo rispetto a quello delle altre stagioni: i playoff sono alla portata, anche se a gennaio qualche ritocco servirà. Non solo per venire incontro alle aspettative dell’8° pubblico del girone C (circa 2mila spettatori a partita), ma anche in base alle esigenze del nuovo mister. Già, Scienza. All’ex Brescia la sfida col Fondi servirà per avere una prima idea su come bisognerà regolarsi in futuro. E chissà che non possa provare a riproporre il 4-3-3, un modulo che spesso ha utilizzato in carriera. Anche per lui la parola d’ordine è riscatto: l’ultima esperienza italiana, nel 2014, si chiuse anzitempo con l’Alessandria e meglio le cose non sono andate in Svizzera nella passata stagione (esonerato, Chiasso lasciato all’ultimo posto in classifica). Scienza, ne siamo sicuri, è armato di tanta voglia di stupire.
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