Il numero dieci stampato dietro la maglietta, l’estro di un ragazzino con 38 anni suonati e soprattutto l’esperienza fanno di Ciccio Brienza uno dei punti fissi del Bari di Fabio Grosso. I due compagni in quel di Palermo, a Perugia e anche in nazionale (in occasione di Ecuador-Italia nel 2005) si aiutano a vicenda. Il fantasista ex Atalanta viene buttato nella mischia con lo scopo di scombinare le carte in tavola dal tecnico quasi coetaneo (i due sono divisi da soli due anni di età), mentre l’ex campione del mondo a poco a poco gli sta facendo recuperare la forma fisica dopo l’infortunio di Vercelli e allo stesso tempo lo sta valorizzando all’interno dello scacchiere biancorosso gestendolo in maniera oculata.
Mai schierato da titolare, dopo i suoi ingressi in campo la compagine barese ha ottenuto ben tredici punti sui ventinove che detiene in graduatoria. Un assaggio lo si può avere già alla prima giornata: contro il Cesena il jolly rilevò Galano al 64′ e 4 giri di orologio più tardi ecco che i baresi chiusero la pratica con la rete di Tonucci. Ragionamento inverso per i match contro Cremonese, Pescara ed in ultimo Foggia disputati tutti all’ombra del San Nicola. Entrato dalla panchina in tutte e tre le circostanze sul punteggio di zero a zero, il mediano natio di Cantù è stato decisivo ma in diverse vesti. Come assistman nella gara contro i grigiorossi, suo infatti il passaggio per Improta che trafisse l’estremo difensore lombardo. Come goleador, nel derby dell’Adriatico: si incaricò lui della punizione conquistata da Djavan Anderson e finita in fondo alla rete abruzzese. Infine in qualità di inventore nel derby contro i cugini rossoneri: l’azione che ha portato alla rete di Galano è partita proprio da lui che, con un passaggio filtrante, ha imbeccato Floro Flores e questi ha servito il bomber foggiano bravo a concretizzare in rete.
In questa particolare statistica vanno infine inserite le gare che hanno visto i galletti vedersela con Ascoli e Salernitana. Contro i bianconeri il numero dieci barese ha avuto modo di giocare tutta la ripresa prendendo il posto di Busellato, quando ancora si era fermi sulla parità a reti bianche. La sua classe e il suo estro sono serviti certamente alla compagine pugliese che in quella circostanza trovò ben tre reti per abbattere i marchigiani. Discorso diverso, ma sostituzione identica, se si considera la sfida dell’Arechi. A far posto a Brienza fu sempre il numero 31 biancorosso, ma in quella occasione i galletti erano sotto di un goal. Pericoloso con un tiro di poco a lato, dopo venti minuti dal suo ingresso in campo il Bari trovò il tanto cercato pareggio.
Da quello sfortunato pomeriggio di Aprile al “Piola” di Vercelli ne è passata di acqua sotto i ponti, ma Brienza è tornato a essere protagonista sul rettangolo verde di gioco. Oltre al lavoro del tecnico e dei compagni di squadra va sottolineato l’apporto dei medici e dei sanitari che in questi mesi lo hanno assistito facendolo riemergere dopo l’infortunio subito in Piemonte. Con un Brienza così, è impossibile non sognare…
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