Il presente è a Monopoli, in Serie C, in qualità di allenatore. Ma Bari e Foggia negli anni ’90 sono state alcune delle principali squadre in cui ha militato Massimiliano Tangorra. Classe 1970 e barese verace (33 presenze coi galletti, 31 coi satanelli), l’ex difensore ha condiviso con noi ricordi, aneddoti e sensazioni in vista del match di domenica in programma al ‘San Nicola’.
Buongiorno mister. Domenica torna in campionato dopo vent’anni il derby tra Bari e Foggia: che partita sarà lecito aspettarsi?
“Il Bari lo vedo sicuramente meglio, almeno dal punto di vista mentale. Ma il Foggia, nelle ultime trasferte, si è rimesso in carreggiata rispetto agli inizi. I satanelli cercano il risultato attraverso il gioco, mi aspetto una bella partita”.
Si aspettava il Bari in testa alla classifica di B dopo 15 giornate?
“Dopo 15 giornate sicuramente no, però gli obiettivi sono importanti. Quest’anno magari si è preferito partire in sordina, senza fare troppi proclami. La rosa che è stata allestita non è male, anche se rinnovata e con un nuovo allenatore. A volte è necessario un po’ di tempo per memorizzare determinati meccanismi”.
Cosa manca, invece, al Foggia per migliorare la sua classifica?
“Il Foggia deve rivedere qualcosa nel reparto difensivo. In queste prime giornate hanno incassato molti gol, serve qualche rinforzo a gennaio. Buona, invece, è la fase offensiva”.
Lei dunque vede un Bari favorito domenica?
“Si. I galletti in casa hanno lasciato punti solo al Venezia, poi hanno sempre vinto. Il ruolino di marcia è a favore del Bari. Non si aspettava altro e, se questa squadra continua a comportarsi bene, non può cheessere favorita”.
Anche lei da barese ha giocato nel Foggia e disputato due derby. Quelli del 1996/97 furono gli ultimi in campionato: che ricordi ha di quei tempi?
“Vincemmo a Bari 2-1, ma al ritorno pareggiammo 1-1. I galletti riuscirono ad andare comunque in A, alla fine è andata bene. Da barese che ha giocato nel Foggia non sono stato ricordato in maniera negativa (ride, ndr). Il ricordo è rimasto indelebile. Quel Foggia uscì indenne dal doppio confronto, ma fui felice per la promozione dei biancorossi in A”.
A Bari da calciatore ha vissuto un’esperienza ricca di soddisfazioni.
“E’stata un’esperienza intensa, ho vissuto due promozioni. La prima con Salvemini (1988/89, ndr) in panchina ed all’esordio in B, la seconda da protagonista (1993/94, ndr) e con tante partite giocate. Da barese vincere un campionato con la squadra della tua città è il massimo, non capita a tutti”.
Quali ingredienti hanno fatto la differenza in quegli anni per centrare due promozioni in A?
“Le qualità tecniche, mentali e morali. Entrambe le squadre erano composte da grandi calciatori, i loro obiettivi erano in funzione del gruppo. E poi la società, di suo, ha avuto il merito di creare un gruppo che fosse un mix di giovani affamati e gente d’esperienza come Barone, Alessio, Protti, Tovalieri e Montanari”.
Oggi intanto si saprà se i tifosi rossoneri potranno recarsi al ‘San Nicola’. Auspica un ripensamento da parte delle autorità?
“Di sicuro permettere ai tifosi della propria squadra di seguirla in trasferta sarebbe opportuno. A patto, naturalmente, di garantire quei minimi standard di sicurezza necessari. Secondo me il calcio è anche e soprattutto della gente. Ne va del folklore, anche se in Italia non si ha purtroppo la stessa cultura che già esiste nei paesi anglosassoni. Almeno a livello di civiltà sportiva non siamo ancora pronti”.
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