L’eliminazione dell’Italia dalla corsa ai prossimi mondiali in Russia ha fatto esplodere a livello nazionale, in maniera diffusa, tutte le perplessità di tifosi ed addetti ai lavori sulla poca attenzione dedicata dal calcio italiano ai settori giovanili. Uno che di giovani se ne intende é Carlo Regalia che sulle colonne de “la Repubblica” ha cosí sintetizzato la situazione ai taccuini del collega Enzo Tamborra: «In Italia si spendono a volte tanti soldi per giocatori inutili. Noi invece privilegiavamo puntare sui tecnici bravi. In molte piazze sono incomprensibilmente sottopagati».
La memoria torna inevitabilmente agli anni passati, quando il Bari ha sfornato campioncini a ripetizione. «Gli investimenti sul settore giovanile erano contenuti – ha precisato l’ex dirigente lombardo – perché gran parte dei nostri ragazzi era di Bari e dintorni. Il territorio era particolarmente fertile per talento e voglia di affermarsi nel calcio. L’emblema è stato il Bari di Catuzzi, che agli inizi degli anni Ottanta ha sfiorato una clamorosa promozione in A schierando 8 ragazzi della Primavera, tutti baresi. Era il Bari dei Loseto, di Caricola, De Trizio e Armenise, ma soprattutto di un allenatore che faceva giocare un calcio che a quei tempi non esisteva. Gente come Catuzzi è la fortuna di una società di calcio. Un grande maestro, capace di fare lievitare il valore di ogni giocatore».
La chiosa finale di Regalia é incentrata proprio sul futuro biancorosso ed azzurro: «A Bari ci sono tutte le carte in regola per fare un grande vivaio senza svenarsi. Io mi auguro che i galletti tornino ad essere un’eccellenza nel panorama italiano del settore giovanile. La materia prima è tanta, basta cercarla con pazienza e competenza. Vale per il Bari come per tutto il calcio italiano».
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