Salernitana-Bari, uno spettacolo per due milioni di abitanti. Ed una splendida amicizia che dura con orgoglio dal 1983

Il legame tra Bari e Salernitana è un patrimonio da difendere aldilà dei giocatori che scenderanno in campo


Due milioni di abitanti, forse anche qualcosina in più. Sommando il numero delle popolazioni delle province di Salerno e Bari è facile intuire come Salernitana-Bari, oggi in programma all’Arechi, sia di suo una potenziale garanzia di spettacolo. Passione, calore, tifo e gemellaggio: tutto è racchiuso in un unico grande evento.

AMORE DI VECCHIA DATA –
Quello esistente tra le tifoserie di Bari e Salernitana, com’è noto, è uno dei gemellaggi più antichi e duraturi d’Italia. Nato nel lontano 1983, questo patto antico ha avuto la forza di tramandarsi di generazione in generazione: si è partiti dai vecchi gradoni del ‘Vestuti’ e del ‘Della Vittoria’, per poi arrivare ai più moderni ‘Arechi’ e ‘San Nicola’. Uno dei punti più alti? Fu raggiunto nella Serie A 1998/99: entrambe le squadre, all’epoca, erano le uniche rappresentanti del Sud Italia nel calcio che conta. Il Napoli era in B, Palermo, Catania e Catanzaro da tempo relegate in categorie inferiori. Ed il fenomeno Reggina – altra storica gemellata – non era ancora esploso. Indimenticabile, poi, la coreografia della gara di ritorno al ‘San Nicola’: la Curva Nord si colorò di biancorosso e granata, accogliendo i supporters campani con lo striscione ‘Bari e Salerno fratelli d’Italia’.

AFFETTO RICAMBIATO – Di dimostrazioni d’affetto, in seguito e come accaduto già in precedenza, ce ne sarebbero state tante altre, anche attraverso l’esposizione di striscioni. Da urlo fu l’accoglienza della vigilia di Pasqua del 2016: in quella circostanza la Sud Siberiano accolse i tifosi baresi con una coreografia che raffigurava stemmi di entrambe le squadre e tifosi di fede diversa con sciarpe al collo. ‘Since 1983’, appunto. Sentimenti ed ideali in comune, ma anche rivalità: forti quelle nei confronti di Avellino, Napoli, Foggia e Taranto.

PICCOLE POLEMICHE – Qualche piccolissima polemica, tuttavia, non è mancata in questi ultimissimi anni. C’è chi – proprio in quel 2016 – rimproverò un eccesso di entusiasmo da parte dei sostenitori biancorossi: col pirotecnico 3-4 dell’Arechi il Bari raggiunse il terzo posto in classifica ed ebbe per qualche tempo la speranza di agganciare Cagliari e Crotone, mentre per la Salernitana sembrava sempre più vicino l’incubo playout/retrocessione. Stati d’animo diversi e non il massimo dopo essere tornati tra i cadetti dopo un fallimento ed una lenta risalita da categorie come Serie D e Lega Pro. Per non parlare poi di qualche mugugno nei confronti di Zito (vecchie ruggini coi baresi risalenti ai tempi della sua militanza con l’Avellino). Qualcuno teme che a questo giro possano esserci ripercussioni anche nei confronti di Tello: il colombiano – sempre nel 2015/16 e quando indossava la maglia del Cagliari – andò ad esultare proprio sotto la Sud e dopo aver segnato un gol.

PIU’ FORTI DI TUTTO –
Resta tuttavia un dato di fatto, al netto di queste osservazioni: gli anni scorrono, così come giocatori, presidenti ed allenatori si alternano. Tutto passa, Bari e Salernitana restano. E’ importante, dunque, distinguere in maniera netta il rapporto tra le due squadre in campo e quello tra tifosi sugli spalti. Nessuno deve confluire verso l’altro. L’amicizia esistente tra biancorossi e granata, oggi più che mai, va vissuta con orgoglio: è uno dei pochi baluardi di un calcio romantico quasi del tutto caduto in disgrazia, una delle rare occasioni in cui si può parlare a tutti gli effetti di giornata di sport. Che a volte non sembra tale. Valori, tradizioni ed ideali comuni che solo un tifoso può comprendere sino in fondo. Essere è molto meglio che apparire. E allora viviamo tutti insieme ed appassionatamente questo sabato…e che la festa, nel rispetto di tutti, cominci.






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Collaboratore ed aspirante Pubblicista. Si occupa di qualsiasi argomento attinente al calcio di Bari e Provincia

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