Nel corso del Memorial Mimmo Bucci c’è stato spazio anche per le giocare di Pietro Maiellaro. Diverse le reti messe a segno nell’amichevole contro l’Ussi Puglia, ma non solo. A margine di questa manifestazione l’ex fantasista del Bari si è inoltre soffermato sui bei ricordi in biancorosso dei suoi tempi e sulle carenze della squadra attuale. Come porvi rimedio? Ecco il suo parere.
Pietro, nonostante i tanti anni passati, la classe è rimasta a suo modo intatta…
“Sono passati tanti anni, però è bello tornare a giocare assieme a tanti amici ed ex compagni di squadra. La fede e i colori biancorossi non si possono mai scordare, giusto onorare inoltre le figure di determinate persone. Che magari ora non ci sono più ma rivivono sempre nei nostri cuori, come Mimmo”.
Che Bari era quello dei suoi tempi e con quali punti di forza?
“Era un altro calcio, forse migliore rispetto a quello attuale. Originale, ecco. Aldilà di gol e ricordi vari, il Bari dei miei tempi aveva i cosiddetti attributi. Quando c’erano momenti difficili si era sempre pronti, ci assumevamo le nostre responsabilità. Amavamo la gente che ci veniva a seguire, c’era affetto verso i tifosi”.
Cosa invece non ha funzionato nel Bari attuale?
“Ci vuole tempo ed una grossa organizzazione. Importante è anche la fortuna. La società attuale, comunque, è molto propositiva ed ha idee. Bisogna ora capire bene come farle fruttare. Quest’anno, probabilmente, cambiare troppi giocatori non si è rivelato vantaggioso. Ora bisogna pensare a chi deve restare. In ogni caso chi viene qua deve capire a cosa va incontro. Deve capire, in parole povere, dove si trova. Qui si è fatto grande calcio, bisogna rispettare una storia di quasi 110 anni”.
E intanto ritorna anche il derby col Foggia, dopo tanti anni.
“Ben venga, anche se avrei preferito pure il derby col Lecce. Vediamo allora cosa accadrà in Lega Pro”.
Da cosa ripartire l’anno prossimo per migliorarsi?
“Bisogna azzeccare gli acquisti, prima di tutto. Ci vorranno pazienza e la stagione giusta. Alle prime avversità bisognerà aiutarsi ed essere tutti uniti. Non si può certamente prendere in giro la gente, qui c’è competenza. Nessuno deve venire qua ad allenare avendo spocchia, ad esempio. Fare calcio bene qui è più difficile rispetto ad altre piazze, anche con un simile bacino d’utenza”.
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