Il momento che sta attraversando la Bari calcistica è obiettivamente delicato e probabilmente la giusta maniera per gestire emotivamente quanto sta accadendo alla squadra di mister Colantuono l’hanno trovata gli stessi tifosi biancorossi.
Nelle scorse gare, le hanno provate tutte. Per l’intera stagione hanno sempre sostenuto i giocatori raggiungendo il più recondito degli stadi italiani per far sentire il proprio appoggio. Il confronto con impianti che rispetto al “San Nicola” appaiono semplici campetti di provincia non li ha mai abbattuti nonostante continui rospi da ingoiare e risultati tutt’altro che esaltanti. Eppure hanno puntualmente recitato alla grande il proprio ruolo, senza tirarsi mai indietro, speranzosi di riuscire prima o poi a toccare le corde più sensibili dei calciatori e a far tirare fuori un massimo che si è intravisto solo in casa e solo in qualche circostanza. Poi hanno deciso di manifestare civilmente e parlare faccia a faccia con i protagonisti per esporre le proprie motivazioni. Talvolta sono anche arrivati a zittire per qualche minuto o a voltare le spalle al campo, contrariati dallo spettacolo a cui erano costretti ad assistere.
Ad un certo punto, nel finale della gara tra Carpi e Bari, i circa 500 tifosi pugliesi presenti oggi al “Cabassi” hanno preferito stavolta voltare le spalle non a quanto accadeva sul rettangolo verde, ma al presente stesso. Quale modo migliore per sfuggire dall’oggi così poco appagante se non tuffarsi nostalgicamente nel passato? E allora i baresi hanno pensato bene di ironizzare e vivere gli ultimi frangenti dell’ennesima gara deludente intonando cori rivolti a chi nella storia biancorossa ha onorato questi colori fino in fondo. “E Igor Protti facci un gol“, “Ingesson, Ingesson“, “Sandro Tovalieri alè” e “Sai chi è quel giocatore che, assomiglia al magico Pelè. Paulo, Joao Paulo“. Questi gli slogan, evidentemente anacronistici, lanciati dalla curva barese in terra emiliana per rompere il silenzio di sgomento dovuto al 2-0 maturato fino ad allora sul campo. A che serve inveire e prendersi troppo sul serio quando la realtà dei fatti dice che questa squadra probabilmente non ha particolari problemi mentali e non gioca male per qualche misterioso motivo. Questa squadra ha semplicemente dei limiti palesi che, in una sorta di concorso di colpa, tutti hanno contribuito ad esaltare. Società, tecnici e calciatori stessi in primis non sono stati impeccabili ed esenti da colpe e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La zona play off dista solo una lunghezza? Nulla è perduto? Certamente, ed è giusto, anzi doveroso, provarci fino in fondo. Ma i tifosi non possono più accontentarsi di questa minestrina diventata sempre più indigesta!
E allora meglio pensare agli eroi di un Bari che emozionava. Gente che non ha certamente regalato scudetti o qualificazioni europee, ma che ha sempre buttato il sangue in campo, non ha mai lesinato una sola energia e ha conquistato il cuore dei tifosi. Chi l’ha detto che bisogna vincere per forza e in ogni occasione? Chi tiene ai galletti ci ha quasi fatto il callo alle continue delusioni, solo sporadicamente ed episodicamente interrotte da brevi ed intensi momenti di felicità. A volte basterebbe un pizzico di sincerità, condita da un minimo di programmazione e bagnata da tanta umiltà ed impegno continuo. E la ricetta vincente sarebbe bella e pronta.
Se non dovesse finire come auspicato dal cuore, più che dalla mente, che questa stagione sia finalmente d’esempio per il futuro e serva almeno ad affrontare i prossimi anni con un piglio diverso e con idee economicamente sostenibili e finalmente vincenti. Spiegateci altrimenti perché questo non sia possibile in una piazza come Bari…
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