BARI – Il Bari è Micai e Micai è il Bari. Ormai la presenza tra i pali del portiere mantovano è una felice realtà per i tifosi del galletto. Dal suo approdo – datato estate 2014 – ad oggi, la sua è stata una continua escalation. Sino a diventare adesso un punto fermo ed inamovibile. Ed ecco che nella giornata di ieri è stato ufficializzato, dopo diverso tempo, un importante e meritato rinnovo in biancorosso sino al 2020. Nella consueta conferenza stampa settimanale, il numero 12 commenta il lieto evento cosi: “Tutto ciò è stato possibile giocando al meglio ed avendo la fortuna di trovarmi davanti persone che credessero in me. C’era già stato un accordo verbale mesi fa, ieri è arrivata finalmente l’ufficialità. In ritiro se ne era già parlato, ma era ancora presto. Sogliano ha avuto modo di riconoscermi e ha visto come e quanto sono cresciuto in questi anni. Altre sirene ci sono state, ma non ho mai pensato di andare via da qui. Neppure quando c’è stata l’alternanza con Ichazo. Colantuono? Ha inciso positivamente, mette tutti sullo stesso piano e non ha preferenze. Lo stimo molto”.
Alessandro Micai, col Bari sino al 2020
E’ possibile considerarlo un trascinatore? Lui dice di no: “Non mi sento leader di questa squadra, non ci penso. Gli inizi? Più che ad Avellino – precisa – guarderei più indietro ed alla sfida col Brescia, occasione in cui fortunatamente riuscii a dare il meglio di me. Idem la settimana dopo con lo Spezia. In quel caso al ‘Picco’ prendemmo diversi pali e traverse ed eravamo già salvi. Lo scorso anno invece tornai in campo dopo avere alle spalle già due anni di B. Gillet, Mancini? Hanno molte più presenze di me qui a Bari, ho tutto da imparare da loro. Il belga lo vedevo esplosivo, l’ho sempre ritenuto forte. E poi è pure bassino, posso imparare da quelli come lui (sorride, ndr). Quando ero arrivato a Bari speravo di restare qui a lungo”.
I prossimi impegni in calendario potranno dire molto sul futuro del Bari in questa stagione: “Ora ci aspetta un aprile di fuoco, anche contro squadre forti come Salernitana e Verona. Carpi e Spezia non sono facili da affrontare, i liguri secondo me hanno una rosa molto competitiva. Io sempre migliore in campo? E’ più bello quando arrivano diversi tiri, resto più concentrato (ride, ndr). A volte però sbaglio anch’io, siamo umani. Ma fa piacere essere considerato importante”.
Come analizzare, invece, il rendimento fuori casa? “L’inconscio fa molto sulla mente dei calciatori. E’ palese che facciamo fatica in trasferta, chiedo di vivere questi appuntamenti come se giocassimo in casa. Normale che appena si vince una partita in casa si pensa subito a quella dopo. E’ normale pensare ‘vediamo cosa succede’. In B tutti possono far bene, la mentalità conta. Non ci sono grosse qualità che vengono fuori”.
Il portiere si sofferma infine sull’ultima gara col Latina e sul clima che si è respirato tra i tifosi per via degli ultimi risultati altalenanti: “E’ normale vedere applaudita una squadra che vince, cosi come ci sta vedere i fischi quando si perde. Il primo tempo col Latina è stato difficile a livello mentale e fisico, c’era un po’ di timore. Si è visto credo, poi fortunatamente un episodio ci è stato favorevole. E’ stata credo la peggior gara in casa, ma alla fine quello che conta è vincere”.
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