Siamo nel 1931: il Bari approda per la prima volta nella sua storia in serie A. Il presidente, Liborio Mincuzzi si organizzava per questo grande traguardo: veniva ampliata la capienza del Campo degli sport e la campagna abbonamenti andava a gonfie vele. Mancava però un condottiero, un allenatore serio e capace, e per ricoprire questo ruolo veniva individuato l’ungherese Arpad Weisz. Il magiaro di origine ebraica approdava in riva all’Adriatico dopo aver conquistato uno scudetto con l’Ambrosiana Inter ed aver fatto esordire in A Giuseppe Meazza.
Giunto a Bari, Weisz chiedeva al presidente Mincuzzi tre innesti per la stagione 1931-32: Ballerio, Giuliani e Valente, che entravano a far parte della prima rosa dei biancorossi in A. La stagione terminava con il Bari al terz’ultimo posto, con 25 punti, gli stessi del Brescia. Per decretare chi scenderà in B assieme alla Pro Vercelli, si disputava uno spareggio, in campo neutro a Bologna, tra rondinelle e galletti, il 16 Giugno 1932, che vedeva la vittoria del Bari. Con una doppietta di Dario Gay infatti, gli undici allenati da Weisz superavano i lombardi e restavano in A. Per questo insperato e clamoroso traguardo, il patron barese Mincuzzi offriva alla squadra, Weisz compreso, un biglietto da 1000 lire, allora definito volgarmente “il lenzuolo”, come premio per la permanenza nella massima serie.
Al termine della stagione sia Mincuzzi che Weisz lasciavano il Bari. L’allenatore ungherese, che risiedeva in Via Podgora, veniva ingaggiato dal Bologna, con il quale conquistò due scudetti, nelle stagioni 1935-1936 e 1936-37. In seguito all’entrata in vigore delle leggi razziali, Weisz, poiché di fede ebraica, veniva catturato e deportato nel campo di prigionia di Auschwitz, dove morì il 31 Gennaio del 1944. Ancora oggi il suo ricordo di allenatore gentile, serio ed onesto è vivo. Nel capoluogo pugliese è intestata a suo nome una strada nei pressi dello stadio San Nicola.
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