Ora è il team manager della FC Bari 1908, ma la personalità di Giovanni Loseto è da sempre legata ai colori biancorossi. Ex arcigno difensore della città vecchia, ha vestito il biancorosso ininterrottamente e sino al 1993: “Il Bari è la mia vita – dichiara a ‘La Gazzetta dello Sport’ – il 16 febbraio compirò 54 anni: 28 li ho vissuti nel Bari. Da quando, 14enne, fui pescato dalla Rafaschieri. Il maestro Gravina, scomparso di recente, mi segnalò a Carlo Regalia e Mario Santececca. E cominciò tutto. Ho avuto tanto, ma me lo sono anche guadagnato. Agli inizi dicevano che ero lento. La domenica facevo il guardalinee, mentre i miei compagni giocavano. Con i mister Molfetta e Bindi ho trovato spazio, prima negli Allievi e poi nella squadra Beretti”.
Questo il suo pensiero su Vincenzo Matarrese: “Un padre. Mi consigliava sempre di metter da parte ciò che guadagnavo – si legge sulla rosea – di pensare al futuro. Con lui il Bari ha avuto grandi allenatori, dirigenti e calciatori di livello assoluto. Giancaspro? Mi ricorda il primo Vincenzo Matarrese, ha la stessa cultura del lavoro”.
Nessun dubbio sui requisiti indispensabili per avere successo nel capoluogo pugliese. “Se non hai le palle – dice – non vai lontano. Il tifoso biancorosso dà e toglie tutto. Vuole sudore sul campo e correttezza fuori. Che c’è di strano? Ma l’amore dei baresi è ineguagliabile. Quale effetto mi fa Gillet in testa alla classifica delle presenze? Fastidio. Mi consolo perché so di essere il primo barese”.
Infine il quotidiano chiude con un suo sogno nel cassetto: “Rivedere la luce della serie A. Ho vinto tre campionati da calciatore, me ne manca uno da collaboratore tecnico”.
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